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La storia / Fondi

Una vita in canile, poi la malattia e gli ultimi anni pieni di amore: Poldo vede il mare prima dell’addio

La storia del dog trainer e del suo cagnolone di cui si è preso cura negli ultimi tre anni dopo una vita passata in canile e prima dell’ultimo saluto: “Non volevo che ti addormentassi al freddo in un ambulatorio”

Una vita passata in canile, poi la malattia prima di incrociare sulla sua strada chi si è preso cura di lui fino al suo ultimo respiro: è questa la commovente storia del cane Poldo e del dog trainer Giulio Bianchi. Una bella storia la loro, ma molto triste, raccontata dallo stesso Giulio sul suo profilo social prima che Poldo partisse per il suo ultimo viaggio ponendo fine a tante sofferenze e tanti dolori. Poldo era un cane grande, quasi 50 chili, che era stato abbandonato per strada e che ha passato gran parte della sua vita in un canile senza che nessuno volesse mai adottarlo. Poi la diagnosi della malattia, una spondiloartrosi degenerativa, che presto gli avrebbe impedito di camminare. Ed è in questo momento, forse il più difficile, che ha incontrato Giulio che con grandi sacrifici e un amore incondizionato si è preso cura di lui fino all’ultimo momento regalandogli anche l’ultima gioia di vedere il mare, quello di Fondi, quello che forse in tutta la sua vita non aveva mai visto. 

L’incontro tra Poldo e Giulio 

“Poldo entrò nella mia struttura circa tre anni fa, dopo essere stato abbandonato per strada ed aver passato una parte della sua vita in canile, senza che mai in quel tempo interminabile nessuno lo vedesse o lo reclamasse - scrive Giulio nel suo lungo post che vuole essere anche una lettera d’addo al suo amico a quattro zampe -. Poi si ammalò, gli venne diagnosticata una spondiloartrosi degenerativa che entro breve gli avrebbe impedito di continuare a camminare. Così, Claudia Cirulli e Caterina Deidda Plini si misero all’opera per trovargli una sistemazione in cui potesse vivere secondo le sue necessità, magari una pensione con una persona forzuta capace di tenere alzati quasi 50kg di cane durante le passeggiate, i bisogni, i bagnetti, la pappa e tutte le altre occasioni in cui sarebbe potuto servire”. 

Giulio e Poldo insieme 

“E così - prosegue il post - le nostre vite si incontrarono, io e Poldo ci sentimmo pronti fin da subito a combattere, o quantomeno a convivere, il più possibile con quella malattia terribile e dolorosa contro la quale non esistevano rimedi, tenendola a bada con terapie e massaggi quotidiani, fin quando non saremmo stati entrambi d’accordo sul lasciarla vincere. Fin quando tu, mio amato Poldo, non mi avessi chiesto di smettere. Così dopo questi ultimi quattro giorni un po’ più duri del solito, ieri lo hai fatto”. 

L’ultimo regalo: il mare 

Prosegue ancora il commovente racconto del dog trainer: “Eri sfinito, esausto, non ce la facevi veramente più… Così, dopo aver chiesto dei pareri medici, ho dovuto scegliere di assecondarti. Oggi mi trovo qui, su questa spiaggia deserta insieme a te, accompagnati dal sole, da un vento leggero e dal suono delle onde. Non credo che tu abbia mai visto il mare prima d’ora, non è giusto questo. So che finalmente te lo meriti. E poi non volevo che ti addormentassi al freddo in un ambulatorio, tra gli sguardi delle altre persone. Tutti i cani che hanno finito il tempo dovrebbero addormentarsi qui, chi se ne frega delle regole certe volte. Volevo che fossimo solo io e te, come in questi ultimi tre brevi lunghi anni. Volevo avere il modo di alzare subito gli occhi e cercare di capire dove stessi andando, in quale posto esattamente, così da poter guardare proprio in quel punto e forse vederti, insieme agli altri, che ne so…"

L’ultimo saluto

“Non so niente ora Poldo, non so neanche come si vive senza di voi, non mi sono mai abituato a dirvi addio - si legge ancora nel commovente post -. Ma ormai è tardi e non saprò farlo certamente adesso, il dottore sta arrivando, ed io non riesco a non essere arrabbiato, non con te amore mio, ma con quelli che non ti hanno mai adottato, con quelli che non hanno mai adottato un cane dal canile perché sono sempre stati fermati improvvisamente dall'acquisto compulsivo di un labrador o di un bulldog francese, di un barboncino toy che puntualmente raggiunge i 15 kg da adulto, o che hanno scelto di adottare uno dei 7/10 cuccioli sfornati puntualmente dal cane della loro vicina impazzita. E così questa inesorabile conta dei giorni che restano assume un sapore ancora più amaro, perché almeno io qui ti abbracciavo, ti coccolavo e posso dire fermamente e senza vergogna che ti viziavo più che potevo. Ma nei canili la maggior parte dei cani non li abbraccia, non li vizia e non li coccola nessuno, o comunque, mai per un tempo sufficientemente appagante. Ma non le cambieremo mai quelle teste dure, quindi a prescindere probabilmente non ti avrebbero mai meritato. 

Non aver paura Poldone mio, ci sono io accanto a te. Quante cose vorrei dirti tutte insieme anche se sono sicuro di avertele già dette, è che se sono cose importanti le devi ripetere, non basta dirle una sola volta, l'amore non si deve mai dare per scontato. Ma non c'è più tempo, il veterinario è arrivato, ora basta parlare, ora basta soffrire. Credo di avere solo il tempo sufficiente per baciarti in silenzio e sussurrarti il mio addio. Dovrai correre verso un grande ponte, senza mai più voltarti indietro a questa vita, le zampe non ti faranno più male, riuscirai di nuovo a camminare anche senza di me. Sta per succedere amico mio, non temere, tu guardami solo negli occhi, io... ti tengo la zampa. Il tuo ricordo vivrà nel mio cuore, la tua anima pura invece sarà eterna. Addio amore buono”.

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