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Cronaca Formia

Camorra, colpo al clan Bidognetti: in manette anche le figlie e il genero del boss

Katia Bidognetti e l'ex marito sono stati arrestati a Formia. Eseguite in totale 31 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di persone ritenute appartenenti al clan attivo tra Caserta e il basso Lazio

Una maxi operazione anticamorra, coordinata dalla Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e che coinvolge anche il territorio di Formia, è scattata questa mattina all’alba e ha assestato un duro colpo al clan Bidognetti. 

I militari della Guardia di Finanza di Formia insieme al personale del Centro Operativo della DIA di Napoli, della Squadra Mobile della Questura di Caserta e della Compagnia Carabinieri di Casal di Principe hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Napoli – su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli – nei confronti di 31 persone ritenute appartenenti al clan dei Casalesi, ed, in particolare, all’agguerrita fazione Bidognetti, attiva nell’intera provincia di Caserta e nel basso Lazio. 

L’OPERAZIONE - “L’operazione - si legge in una nota del Comando provinciale di Latina della Guardia di Finanza - ha riguardato, da una parte, alcune vicende delittuose inerenti alle attività interne alla famiglia Bidogentti, dall’altro alcune vicende estorsive commesse da affiliati militari del clan, operanti sul territorio” e rappresenta il coronamento degli sforzi investigativi di quattro diversi Uffici di Polizia Giudiziaria (Guardia di Finanza, D.I.A., Polizia di Stato ed Arma dei Carabinieri), che hanno operato sotto le direttive ed il coordinamento della Dda di Napol. Gli arrestati sono stati ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, ricettazione ed estorsione, delitti, questi ultimi, aggravati ex art. 7 L. 203/91 (l’aver commesso tali reati per favorire il clan dei Casalesi e/o per essersi avvalsi dei metodi mafiosi).

LE INDAGINI - Le indagini si sono avvalse delle dichiarazioni di numerosissimi collaboratori di giustizia e delle imprescindibili attività di intercettazione (telefoniche, ambientali e telematiche), il tutto rigorosamente riscontrato dalle dichiarazioni rese, non senza timore, dalle parti offese e dai tradizionali servizi di polizia giudiziaria (osservazione e pedinamenti). 

>>> IL VIDEO DELLA GUARDIA DI FINANZA<<<

LE DONNE DEL CLAN - Una prima parte dell’operazione, e quella che interessaa più direttamente il territorio pontino, ha riguardato appunto il ristretto nucleo della famiglia Bidognetti. Le indagini condotte dalla Dia di Napoli con il supporto dei finanzieri formiani, hanno consentito di raccogliere “gravissimi elementi di prova” a carico delle due figlie e della nuora dello storico capo e fondatore, insieme a Francesco Schiavone detto Sandokan, del clan dei casalesi, Francesco Bidognetti, detto cicciotto e mezzanotte, anch’egli raggiunto in carcere a L’Aquila dal provvedimento restrittivo. 

Si tratta delle sorelle Katia (raggiunta da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere), e Teresa, (quest’ultima sottoposta al regime degli arresti domiciliari, poiché in stato di gravidanza), rispettivamente di 35 e 27 anni, e di Orietta Verso di 43 anni (anche lei in carcere), moglie di Raffaele Bidognetti, detto o’Puffo, secondogenito di Cicciotto, anch’egli detenuto, tutte incensurate. 

“Le tre donne - si legge nella nota della Guardia di Finanza - sono accusate, quindi, di aver assunto incarichi qualificanti il delitto di associazione mafiosa, quali: la distribuzione degli stipendi ai componenti della famiglia; l’assistenza economica e legale ai familiari in carcere;  la veicolazione di direttive e comunicazioni ‘da e per’ il carcere; il sostentamento, anche attraverso il reperimento di posti di lavoro, di familiari di associati liberi. Le stesse sono, altresì, accusate di ricettazione aggravata per aver goduto di uno stipendio mensile derivante dalle attività illecite del clan”. 

E’ stato arrestato anche Vincenzo Bidognetti, detto o’bellillo, di 32 anni (nonostante il cognome, non risultano rapporti di parentela tra quest’ultimo e la nota famiglia camorristica)  unico, tra gli affiliati, “autorizzato” ad avere rapporti con le donne della famiglia Bidognetti e trait d’union tra queste ultime e gli altri affiliati. 

IL GENERO DEL BOSS - Agli arresti domiciliari nella sua abitazione a Formia, perché accusato di partecipazione ad associazione camorristica ed estorsione aggravata, invece, è finito Giovanni Lubello, ex marito di Katia Bidognetti. “Questi ultimi sono accusati di estorsione aggravata dai metodi mafiosi in concorso tra loro per aver imposto somme di denaro loro non dovute, ai titolari al noto Resort di Cellole (CE), MAMA Casa in Campagna, imponendo loro l’acquisto di importanti partite di vino (20.000 euro) a prezzo decisamente maggiorato rispetto a quello di mercato, avvalendosi della forza intimidatrice che il solo nome Bidognetti ancora incute negli operatori commerciali dei territori controllati dalla citata organizzazione camorristica”. 

L’attività di polizia giudiziaria è stata eseguita a Formia (LT), Casal di Principe (CE), Parete (CE) e L’Aquila.

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