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Cronaca

In piazza contro il caporalato a Latina: “Basta minacce e ricatti sul lavoro”

“Io manifesto”: la mobilitazione, che vedrà la presenza oltre che dei braccianti anche di diverse sigle sindacali, lunedì 21 ottobre alle 16 in piazza della Libertà, davanti la Prefettura

Basta minacce e ricatti sul lavoro”: manifestazione lunedì 21 ottobre a Latina contro il caporalato. L’iniziativa è stata chiamata “Io manifesto” e vedrà in piazza lavoratori agricoli, italiani e stranieri, insieme ai sindacati e a quanti vorranno unirsi al coro di sdegno e di protesta contro lo sfruttamento nell’Agro Pontino. 

La mobilitazione a Latina è stata organizzata da diverse sigle sindacali, Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil insieme a Cgil, Cisl e Uil, a pochi giorni dai fatti di Terracina dove le indagini del locale Commissariato di polizia hanno alzato il velo sulle condizioni di lavoro degradanti a cui erano costretti alcuni braccianti minacciati dal datore, un imprenditore agricolo di 35 anni finito agli arresti, che non risparmiava di fare ricorso anche ad armi, esplodendo dei colpi all’indirizzo dei lavoratori per spronarli a lavorare più velocemente. 

La manifestazione si terrà in piazza della Libertà davanti la Prefettura a partire dalle 16. Ha annunciato la sua presenza anche Marco Omizzolo, sociologo di Sabaudia e ricercatore Eurispes ,da molti anni in prima linea nella lotta al caporalato e allo sfruttamento del lavoro in agricoltura.

A distanza di tre anni dallo sciopero del 18 aprile del 2016 - scrive Omizzolo sulla sua pagina Facebook - ci ritroveremo in piazza per chiedere l’applicazione integrale della legge 199/2016, maggiori e più qualificati servizi sociali di sostegno nei riguardi di coloro che vengono sfruttati e a volte ridotti in schiavitù, riqualificazione e accompagnamento avanzato nei confronti di tutti coloro che vivono condizioni di sfruttamento e di grave sfruttamento, controlli più diffusi e evoluti, il sostegno alle imprese di qualità che producono senza sfruttare, la bonifica della grande distribuzione organizzata da ogni privilegio, stortura e furbizia che strozza produttori e contadini, controllo preciso e quotidiani su tutti i fitofarmaci usati in agricoltura nell’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici, dell’ambiente, degli imprenditori onesti e delle loro famiglie, dei cittadini che abitano intorno ai luoghi infestati da questi prodotti tossici e spesso cancerogeni e dei consumatori europei, un contrasto preventivo e repressivo nei riguardi di caporali, padrini e padroni di ogni genere e nazionalità. Con le agromafie non si convive. Le agromafie e ogni forma di criminalità sono un cancro che germina nella democrazia corrodendola e piegandola agli interessi di boss di ogni genere e nazionalità. Costruiamo insieme un altro sistema agricolo in cui ad ognuno venga dato secondo diritto e lavoro e da ognuno si prenda secondo lavoro e legge. Non è impossibile. Si può fare”.

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