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Cronaca

Operazione “Don’t touch”: 24 arresti, 13 indagati e sequestro per 12 milioni

Sono i numeri della brillante operazione di oggi arrivata la culmine di un solo anno di indagini da parte della Squadra Mobile in collaborazione con lo Sco. Procuratore D’Elia: “Operazione importante che riguarda ua banda altamente pericolosa”

Ventiquattro persone arrestate, tra cui anche volti noti della criminalità locale due carabinieri e un poliziotto, altri 13 indagati e un sequestro di beni per 12 milioni di euro: sono alcuni dei numeri della brillante operazione denominata "Don't Touch" della Squadra Mobile di Latina arrivata al termine di indagini avviate lo scorso anno in seguito alla gambizzazione del titolare della tabaccheria di via dei Mille in centro.

Un’indagine “difficile e complessa” per una molteplicità di motivi, come è stata definita questa mattina nell’ambito di una conferenza stampa che si è tenuta in Procura; un’indagine importante che ha permesso di disvelare “l'esistenza di un'associazione per delinquere radicata nel capoluogo pontino promossa e diretta da tre noti pregiudicati residenti a Latina”.

PERCHE' "DON'T TOUCH" - Il nome dato all'operazione richiama un'espressione utilizzata da uno dei capi dell'organizzazione per tranquillizzare uno degli affiliati ritenuto non più affidabile al quale lapidariamente ha detto "Don't Touch" - "Non ti toccheremo" - di fronte alla paura dell'affiliato per una ritorsione.

GLI ARRESTATI - In manette sono finiti Costantino Di Silvio, detto “Cha Cha” considerato uno dei personaggi di spicco del gruppo, la persona attorno alla quale insieme a quella di Gianluca Tuma si riuniva tutto il gruppo. Tra i più significativi collaboratori vi erano poi i fratelli Angelo e Salvatore Travali, Francesco Viola e Natan Altomare, ognuno con un proprio compito all’interno dell’organizzazione. Tra gli arresti anche due carabinieri e un poliziotto che avrebbero informato le persone indagate sull’andamento delle indagini.

                            >>> GLI ARRESTATI <<<

LE ACCUSE - I reati contestati vanno dall'associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni, usura,  detenzione illecita di armi e lesioni aggravate, intestazione fittizia di beni e rivelazione di segreto d’ufficio per fini patrimoniali a singole fattispecie di reato relative alla detenzione e vendita di sostanza stupefacente (cocaina), al furto in abitazione, all'intestazione fittizia di beni, al porto di oggetti contundenti in occasione di un partita di calcio valevole per il campionato nazionale di serie “B” (stagione 2014/2015) ed alla corruzione per l'esercizio della funzione.

               >>> IL VIDEO DELL’OPERAZIONE <<<

IL SEQUESTRO - Oltre ai 24 arresti l’operazione della polizia di oggi ha permesso anche di arrivare al sequestro di beni mobili ed immobili per circa 12 milioni di euro. Sequestro che ha interessato diverse società - Itapan, As. Campo Boario, Demo Service, Edilfer, Finclem, Gespan Tupid Foo. Della totalità delle quote societarie della Finolim, Tecnoimp, Gruppo Pandoc, Sap, Cubiinvest, TPS Technical Paper Service & Support -, immobili così come sei locali commerciali, auto moto, furgoni, rimorchi finanche una barca a vela e conti correnti. 

L'OPERAZIONE - Per le esecuzioni delle misure cautelari, personali e reali, e delle perquisizioni, domiciliari e locali,  delegate dalla Procura della Repubblica di Latina alla Polizia di Stato, sono stati impiegati 100 ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria del Servizio Centrale Operativo, delle Squadre Mobili di Latina, Roma, Napoli e Caserta nonché del Reparto Prevenzione Crimine, unitamente ad unità cinofile della Polizia di Stato ed un elicottero del Reparto Volo di Pratica di Mare. 

IL PROCURATORE D’ELIA - “Un’operazione questa che riveste una grande importanza perché riguarda una banda criminale molto pericolosa composta per la maggior parte da persone conosciute, non solo alle forze dell’ordine e alla magistratura, ma anche la cittadinanza. Si tratta di persone che più volte sono state arrestate o indagate alla spicciolata, ma per la prima volta è stato evidenziato fra loro un collegamento, la formazione di una vera e propria associazione” ha commentato il procuratore aggiunto Nunzia De’Elia nell’ambito della conferenza durante la quale ha puntato l’attenzione anche su quelli che sono ritenuti gli elementi che evidenziano la pericolosità dell’organizzazione. 
“Prima fra tutti la grande disponibilità di armi - ha spiegato la D’Elia -, tante armi, di vario tipo, da guerra, che potevano sparare a ripetizione, armi dotate di silenziatore, armi clandestine. A questo si aggiungono anche l’elevato numero e la gravità dei reati, ma soprattutto la forza persuasiva dei soggetti, la capacità di riuscire a trovare un fondamento anche all’interno delle forze dell’ordine e la vicinanza con alcuni settori della pubblica amministrazione. Tutti elementi questi, insieme anche a piccoli favori illeciti che riuscivano ad ottenere, che testimoniano il peso e la caratura che questi personaggi avevano all’interno della società” ha poi concluso il procuratore aggiunto che ha sottolineato ancora una volta l’importanza dell’operazione possibile “a fronte delle notevoli difficoltà dovuta anche all’insufficienza di forze sia nella polizia che nella magistratura rispetto alla caratura criminale di questa zona e soprattutto grazie alla solerzia e alla abnegazione della Squadra Mobile”. - L'INTERVISTA AL QUESTORE AGGIUNTO D'ELIA: IL VIDEO

IL QUESTORE DE MATTEIS - Tre i punti su cui si è soffermato il questore Giuseppe De Matteis. Innanzitutto la complessità e la difficoltà dell’indagine: “il sospetto delle infiltrazioni nelle forze di polizia ha messo in luce il primo problema che abbiamo dovuto risolvere, quello di isolare le zone di infezione” a cui si aggiunge “il piccolo errore di sottovalutazione della reale situazione di questa provincia e in particolare del capoluogo: la forte vicinanza dei soggetti anche con persone che hanno contatti con le istituzioni ci rivela che il livello criminale di questo gruppo è molto elevato”. Terzo punto messo il luce dal Questore De Matteis che si è più volte complimentato con la Procura e la Squadra Mobile diretta dal dottor Niglio per il brillante risultato raggiunto, è il tempo come principale nemico: “L’indagine è durata poco più di un anno, un vero e proprio miracolo con le risorse a disposizione: più tempo passava più c’era pericolo che l’indagine non si concludesse”. - L'INTERVISTA AL QUESTORE DE MATTEIS: IL VIDEO -

L'ASPETTO PATRIMONIALE DELL’INDAGINE - Il capo della Squadra Mobile Niglio ha poi soffermato l’attenzione sull’importanza della collaborazione con i colleghi del Servizio Centrale Operativo - lo Sco - per l’aspetto patrimoniale dell’indagine. “L’aver scoperto la creazione di società utilizzate per fini illeciti - ha spiegato Niglio - è stato un elemento importante e il valore aggiunto dell’indagine" partendo dalla considerazione che la valenza criminale su base violenta dei soggetti era nota a tutti”. Sono 15 le società, come ha spiegato Elvio Barbati dell’unità indagini patrimoniali dello Sco, che secondo gli inquirenti sarebbero state fondate con fondi illeciti e intestate a prestanomi; “società che venivano utilizzate proprio per tutelarsi da eventuali provvedimenti delle forze dell’ordine e che operavano nel settore alimentare, immobiliare, delle costruzioni e in quello sportivo dilettantistico" e che puntavano ad estandersi anche a livello nazionale soprattutto nel settore della grande distribuzione alimentare. - L'INTERVISTA A BARBATI DELLO SCO: IL VIDEO -

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