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Cronaca

Sentenza Don’t touch: riconosciuta l'associazione criminale: condanne per più di 40 anni

Cha Cha condannato a 11 anni, Tuma a 3 anni e 4 mesi. Sentenza nell'ambito di uno dei processi più importanti per il capoluogo pontino. Dopo Caronte, è il secondo procedimento in cui si riconosce l'esistenza di un'associazione per delinquere

41 anni e sei mesi di carcere: a tanto ammontano le condanne per 12 imputati del processo Don’t touch scaturito da una maxi operazione della squadra mobile contro quella che l’accusa considera una vera e propria associazione per delinquere.

Costantino Di Silvio detto Cha Cha è stato condannato a 11 anni di reclusione; 5 anni per Angelo Morelli, 6 per Davide Giordani, 4 anni e 6 mesi per Ionut Necula, 2 anni e 6 per il carabiniere Fabio Di Lorenzo, 3 anni e 4 mesi per Gianluca Tuma, 4 anni e sei mesi per Alexander Prendi, 2 anni e 2 mesi per Alejandro Bortolin, 2 anni e 6 mesi per Riccardo Pasini; assolto e scarcerato Dario Gabrielli. Assolti anche Adrian Costache e Fabrizio Marchetto.

Il gruppo capeggiato da Cha Cha, Costantino Di Silvio, è stato riconosciuto dal tribunale come un’associazione a delinquere che ha operato in città per svariato tempo occupandosi di diversi traffici illeciti, dall’usura all’estorsione, allo spaccio di droga. L'associazione a delinquere è contestata solo alla metà degli imputati; tale aggravante oggi non è stata riconosciuta per Gianluca Tuma. 

Il vincolo associativo era già stato riconosciuto agli appartenenti del clan Ciarelli-Di Silvio nel processo Caronte. Il primo grado del processo Don’t touch che si è chiuso oggi ha avuto lo stesso esito con il riconoscimento di una compagine strutturata.

All’alba del 12 ottobre scorso erano scattati i 24 arresti. Nove di queste persone, tra cui i Travali, Viola e il poliziotto Carlo Ninnolino, hanno scelto il rito abbreviato e sono state condannate nel mese di maggio. Il resto aveva proseguito per via ordinaria e, visto che la Procura aveva chiesto e ottenuto il rito immediato, il processo si è chiuso oggi, dopo solo otto mesi dall’operazione.

I pm Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro avevano chiesto 70 anni di carcere. Oggi i giudici del collegio penale del tribunale di Latina hanno stabilito condanne per 41 anni e sei mesi.

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