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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Ecomafie 2013: Latina tra le prime 10 città per illeciti ambientali

È la fotografia scattata dal rapporto di Legambiente; il Lazio quinto posto in Italia dietro le regioni a tradizionale presenza mafiosa

Nel corso del 2012, nel Lazio sono state accertate 2.800 infrazioni, che rappresentano l'8,2% del totale nazionale, ossia 7,7 illegalità al giorno, con un aumento di 463 infrazioni accertate rispetto al 2011 (quando erano 2.463), ossia una infrazione in più al giorno. Aumentano le persone denunciate che passano a 2.045 (rispetto alle 1.982 dello scorso anno), mentre calano seppure di poco le persone arrestate che sono 6 nel 2012 (rispetto ai 10 dello scorso anno).

E per quanto riguarda Latina? Nella provincia pontina sono state registrate 744 infrazioni che rappresentano il 2,20% sul territorio nazionale.

Numeri allarmanti che emergono dal rapporto Ecomafia 2013 di Legambiente e che piazzano Latina al nono posto in Italia e il Lazio al quinto per numero assoluto di illegalità ambientali, con il Lazio che si trova appena sotto al podio dopo le regioni a tradizionale presenza mafiosa nella triste classifica nazionale delle ecomafie, elaborata sulla base dei dati delle Forze dell’Ordine.

In Italia sono nel complesso 34.120 i reati, 28.132 le persone denunciate, 161 le ordinanze di custodia cautelare, 8.286 i sequestri, per un giro di affari di 16,7 miliardi di euro gestito da 302 clan e il 45,7% dei reati concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia).

I COMMENTI - "Preoccupa l'aumento del numero complessivo dei reati ambientali accertati nel corso del 2012, causato dal balzo in avanti che il Lazio ha fatto per le illegalità in campo faunistico, degli incendi e dell'arte rubata -ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio -. E' necessario e fondamentale che le istituzioni intervengano per stroncare la zona grigia di commistione fra criminalità e pezzi del tessuto economico, per lanciare un green new deal nella nostra Regione. In questo senso, auspichiamo che il nuovo governo della Regione intervenga anche con leggi che siano in grado di fare chiarezza su molti temi ed inaugurare una nuova gestione del territorio, a partire dal piano rifiuti, dalla legge urbanistica e dalla riforma della normativa sui parchi”.
“Bisogna però anche agire di più sul piano della prevenzione, sull'educazione alla legalità – prosegue Parlati -. In questo senso è fondamentale che la stessa Regione Lazio rilanci le attività dell'Osservatorio Ambiente e Legalità che proprio Legambiente Lazio gestisce da anni, per dare anche la possibilità ai cittadini di segnalare direttamente tutto ciò che sembra fuori dalle norme, e che riunisca finalmente la Consulta regionale Ambiente e Legalità con Forze dell'Ordine."

I NUMERI - Nel ciclo dei rifiuti nel 2012 il Lazio scende all'ottavo posto della classifica nazionale per questi reati. Il numero delle infrazioni passa dalle 326 registrate lo scorso anno a 277, il 5,5% del totale nazionale. Aumentano i sequestri effettuati passando dai 163 del 2011 ai 175 di quest'anno e si registrano 4 arresti, a differenza del 2011 in cui non ve ne erano stati. Diminuisce poi, il numero delle persone denunciate che passano dalle 354 dello scorso anno alle 224 del 2011.

Nel ciclo del cemento, il Lazio rimane stabile ad un preoccupante 5° posto subito dopo le tradizionali regioni ad insediamento mafioso, con 519 infrazioni accertate ovvero 1,4 illecito al giorno, 1 arresto, 165 sequestri, 571 persone denunciate. Con questi numeri la nostra regione incide sul totale nazionale dei reati edificatori con l'8,2%.

“L’azione di contrasto che è stata svolta anche nell’ultimo anno – ricorda il consigliere Diana De Martino, che ha curato la sintesi relativa al Lazio – è risultata efficace e importante, ma nello stesso tempo ha evidenziato quanto il fenomeno sia radicato”. Altro che semplici “infiltrazioni”: “Tutte le tradizionali organizzazioni mafiose (ma soprattutto ‘ndrangheta e camorra) sono presenti sul territorio, con il chiaro intento di riciclare i proventi criminali e di reimpiegarli in attività imprenditoriali, confondendo così il flusso di denaro che proviene da delitto con i guadagni –apparentemente leciti– derivanti dalle attività imprenditoriali”. La strategia dei clan ha un obiettivo preciso: “A tale scopo esse tendono a mantenere una situazione di apparente tranquillità in modo da poter agevolmente realizzare la progressiva infiltrazione nel tessuto economico e imprenditoriale della regione”. Partendo, ovviamente, dalle filiere più redditizie: “I settori d’interesse sono soprattutto l’edilizia, le società finanziarie e – nell’ambito del
commercio – la ristorazione, l’abbigliamento, le concessionarie di auto”.

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