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Cronaca

Ecosistema Rischio, nel Lazio case in aree a rischio idrogeologico

Secondo l'indagine di Legambiente l'84% dei comuni laziali considerati conta abitazioni in aree a rischio idrogeologico e non solo. Male Latina in materia di attività di mitigazione del rischio svolte dalle amministrazioni

L’84% dei comuni laziali conta abitazioni in aree a rischio idrogeologico. Questo uno dei dati più allarmanti che emergono da “Ecosistema Rischio”, l'indagine realizzata da Legambiente con la collaborazione del Dipartimento della Protezione Civile che scatta una fotografia aggiornata sul rischio idrogeologico in Italia e valuta le attività messe in campo dai comuni per prevenire e mitigare tale rischio.

Male anche Latina che si trova quasi in fondo alla classifica stilata in base attività di mitigazione del rischio svolte dalle amministrazioni comunali.

LINEE GENERALI – Quello che emerge dal dossier di Legambiente è che, nel Lazio oltre all’84% dei comuni che conta abitazioni in aree a rischio idrogeologico, bisogna porre l’attenzione anche su altri dati tra cui, il 34% dei comuni che ospita interi quartieri, il 73% industrie, il 25% strutture sensibili come scuole e ospedali e strutture commerciali o ricettive. Nel 21% dei comuni si è continuato a costruire in aree a rischio idrogeologico negli ultimi 10 anni. Solo il 27% svolge un lavoro di mitigazione del rischio complessivamente positivo, il 21% ottiene un punteggio scarso e la maggior parte, il 52% insufficiente.

LA CLASSIFICA - In testa alla classifica delle 44 città laziali considerati, che considera complessivamente le attività di mitigazione del rischio, c’è Capodimonte (Vt) che si aggiudica un punteggio di 8,75 grazie ad un basso grado di urbanizzazione nelle zone a rischio, un buon lavoro di manutenzione e messa in sicurezza e il recepimento del PAI così come attività di allertamento e pianificazione. Seguono Zagarolo (Rm) con un punteggio di 8,5 e Cerveteri (Rm) con 7,75.

Il 3,75 di Latina è indice di grosse lacune rispetto alle attività di allertamento e pianificazione, non mette in campo un serio sistema di monitoraggio, è dotato di un piano di emergenza non aggiornato e non informa i cittadini. In provincia fanno meglio del capoluogo Ponza e Cori, che si attestano comunque sotto la sufficienza (5,5 la prima e 4,75 la seconda). Male anche Itri e Monte San Biagio (3,25), così come Aprilia e Roccagorga (2,75).

Tra i capoluoghi laziali, il primo è Frosinone con un punteggio di 7,25 per la presenza di abitazioni e industrie in zone a rischio ma non di strutture sensibili, che ha dichiarato di mettere in campo attività di informazione e pianificazione e di non aver costruito negli ultimi 10 anni nelle zone a rischio. Roma si ferma alla sufficienza, ottiene un 6,5 non all'altezza di una capitale che si dimostra, difatti, inadeguata ad affrontare la situazione quando si verificano episodi di precipitazioni. Ancora troppo pesante il grado di urbanizzazione nelle zone a rischio che comprende abitazioni, interi quartieri e strutture sensibili, anche nell'ultimo decennio, e la mancanza di interventi di messa in sicurezza. Rieti dichiara di non recepire il Piano di Assetto Idrogeologico e scarseggia nelle attività di informazione ai cittadini aggiudicandosi un punteggio di 4,75. In fondo alla classifica Morlupo (Rm), Poggio Moiano (Ri), Trevi nel Lazio (Fr) e Fiamignano (Ri).

I DATI – Secondo quanto emerge dal dossier, spiega in una nota Legambiente, “solo la metà dei comuni, il 55%, ha effettuato la manutenzione ordinaria nell'ultimo anno fra le attività di prevenzione, il 61% realizzato opere di messa in sicurezza, il 59% ha recepito il Piano di Assetto Idrogeologico, un esiguo 7% ha optato per la delocalizzazione delle abitazioni, nessun comune per quello dei fabbricati industriali. Tra le attività di protezione civile maggiormente diffuse nei Comuni laziali figurano innanzitutto l'individuazione di aree di accoglienza in caso di calamità COC (59%). Solo il 57% dei comuni considerati ha un piano di emergenza, divenuto obbligatorio con la legge 100 del 2012, ma meno della metà (il 43%) dispone di piano aggiornato e adeguato per affrontare eventuali emergenze. Meno della metà recepisce il sistema di allertamento regionale (41%). Solo nel 34% dei comuni vi è la presenza di una struttura protezione civile h24, un terzo ha avviato attività di informazione e sistemi di monitoraggio e allerta, mentre esercitazioni si svolgono solo in un quarto dei Comuni (23%)”.

COMUNI ANALIZZATI - “Legambiente – conclude la nota - ha inviato il questionario di Ecosistema Rischio ai comuni considerati ad alto rischio idrogeologico dalle cartografie del Ministero dell'Ambiente. I dati analizzati si riferiscono a 44 amministrazioni comunali del Lazio poiché delle 63 che hanno risposto al questionario, i dati di 19 amministrazioni sono stati trattati separatamente, perché dichiarato di non avere strutture in aree a rischio”.

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