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Cronaca

Emergenza arsenico nelle carceri, anche a Latina. L’allarme del Garante

Il Garante dei detenuti del Lazio punta l'attenzione sull'emergenza arsenico nelle carceri; 4 i penitenziari interessati: oltre a quello pontino anche quello di Viterbo e i due di Civitavecchia

Quattro carceri interessate in tre diverse città – tra cui anche la casa circondariale di via Aspromonte a Latina -, con oltre 1.600 detenuti, agenti di polizia penitenziaria e alle altre figure che vivono e lavorano in carcere alle prese col problema dell'acqua all'arsenico.

E' una vera e propria emergenza quella che sta denunciando, in queste ore, il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.

"La scadenza della deroga accordata, alla Regione Lazio, dall'Ue per l'uso di acqua destinata a consumo umano con elevati livelli di arsenico - spiega Marroni - sta causando gravi disagi anche in diverse carceri della Regione. Interessate dall'emergenza sono infatti il carcere 'Mammagialla' di Viterbo (719 detenuti), quello di Latina (158 reclusi) e le due strutture di Civitavecchia, ovvero il G. Passerini (118 detenuti) e il Nuovo Complesso (627 presenti)".

"L'impossibilità di utilizzare l'acqua ad uso umano - ha detto il Garante - per gli elevati valori di arsenico sta causando non pochi problemi in diverse carceri. Mentre, all'esterno, le autorità si stanno organizzando con distributori di acqua depurata, in carcere questo ancora non avviene. E i liberi cittadini, rispetto ai detenuti, hanno anche l'opportunità di spostarsi per prelevare acqua non contaminata. I reclusi sono costretti o a bere l'acqua dei rubinetti o a pagare, di tasca propria, bottiglie di acqua minerale per bere, cucinare e per la cura personale. La salute dei cittadini è un diritto inviolabile. Un principio che vale a maggior ragione quando si parla di chi lavora nel carcere e delle persone private della libertà che spesso non possono, anche per motivazioni di carattere economico, scegliere l'alternativa più sicura".

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