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Cronaca

Favorivano l'immigrazione con carte false, 11 arresti

Smantellata una rete criminale che dietro compenso permetteva a clandestini di arrivare in Italia: in manette un avvocato e un poliziotto

Undici misure di custodia cautelare, di cui una in carcere e altre dieci ai domiciliari: è questo il bilancio di un'operazione messa a segno questa mattina dalla Squadra mobile di Latina, in collaborazione con il personale del commissariato di Cisterna di Latina, con la quale è stata smantellata un'organizzazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al falso documentale.

A finire in manette sono stati un avvocato, una ragioniera, un dipendente della Polizia di Stato demandato allo sportello unico per l'immigrazione, due intermediari indiani e alcuni di imprenditori agricoli. Altre 9 persone risultano indagate a piede libero.

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Latina, è partita dalla denuncia presentata nel febbraio del 2012 da un’impiegata dello sportello unico per l’immigrazione di Latina, che segnalava la falsità di un nullaosta al lavoro presentano da un cittadino indiano. Gli uomini della Questura hanno allora avviato una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, che hanno evidenziato l’esistenza di un’articolata associazione per delinquere operante in questa provincia da diversi anni.

Alla base del gruppo criminale c'era il lavoro di un avvocato di Latina, A. V., di 37 anni, che forniva documentazione falsa a cittadini di origine indiana per consentire loro l’ingresso sul territorio nazionale attraverso assunzioni fittizie o finti ricongiungimenti familiari, dietro un compenso che variava tra i 6000 ed i 7000 euro nel primo caso, intorno ai 1000 euro nel secondo. La prima tranche veniva versata in India ad un intermediario locale e la seconda all’ottenimento del nulla osta che veniva spedito o consegnato a mano da un corriere.

L’avvocato aveva creato una struttura ben organizzata in cui i singoli componenti svolgevano mansioni predeterminate e concatenate fra di esse per il perseguimento di un unico scopo. I datori di lavoro compiacenti richiedevano fittiziamente manodopera in cambio di un corrispettivo pari a 3000 euro per ogni pratica a buon fine; una ragioniera si occupava della falsificazione di tutti i documenti necessari al rilascio del nulla osta dietro un corrispettivo pari a circa 200 euro per straniero; due dipendenti dello Sportello Unico per l’Immigrazione erano stati corrotti con somme di denaro per agevolare l’iter burocratico necessario al rilascio del nulla osta; alcuni intermediari indiani erano addetti al reclutamento di stranieri nel Paese di origine.

Il consolidato meccanismo fraudolento ha permesso all’organizzazione di far entrare sul territorio nazionale innumerevoli cittadini extracomunitari, per un giro di affari quantificabile in centinaia di migliaia di euro. Nel corso dell’indagine, è emersa anche una collaborazione tra l’avvocato e un dipendente della Polizia di Stato, già sospeso dal servizio da oltre due anni per analoghe vicende. Quest’ultimo, collaborando con un’agenzia di servizi a favore di extracomunitari, forniva all’organizzazione un contributo informativo e la disponibilità di altri intermediari per il reclutamento.

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