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Cronaca

In scena sul palcoscenico del carcere: la nuova vita delle ex detenute

Nella casa circondariale di via Aspromonte lo spettacolo de "Le Donne del Muro Alto" che racconta la storia di una eroina ai tempi della rivoluzione francese

Ha debuttato nei giorni scorsi all’interno del carcere di Latina lo spettacolo “Olympe” messo in scena da quattro ex detenute di Rebibbia che hanno intrapreso l’attività teatrale quando erano detenute e stanno proseguendo anche dopo avere finito di scontare la loro pena.

Il progetto “Le Donne del Muro Alto” è nato dieci anni fa da un’idea della regista Francesca Tricarico, un progetto, spiega la regista “che fin da subito ho capito non poteva e non doveva terminare lì, nonostante tutto sembrasse dire il contrario, dalla difficoltà del luogo alla continua estenuante ricerca dei fondi. In questi dieci anni, Le Donne del Muro Alto è una realtà che continua a crescere sia all’interno che all’esterno delle mura carcerarie, divenendo percorso di accompagnamento al ritorno nella società civile”. Il progetto è realizzato dall’associazione Per Ananke, nata nel 2007, che fin dalla sua costituzione si occupa di teatro, in particolare teatro sociale, lavorando nelle carceri, centri per la salute mentale, scuole di ogni ordine e grado, università. Dal 2013 l'attività teatrale all'interno degli istituti di pena è diventata l'attività principale dell'associazione con la nascita del progetto "Le Donne del Muro Alto", prima nella casa circondariale femminile di Rebibbia, portato in seguito nella casa circondariale femminile di Latina e poi ancora la Casa Circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso e oggi anche all'esterno con donne ammesse alle misure alternative alla detenzione ed ex detenute.

Le quattro attrici, che per la prima volta sono rientrate in un istituto penitenziario - quello di Latina - portano in scena “Olympe”, lavoro tratto dal romanzo “La donna che visse per un sogno” di Maria Rosa Cutrufelli ispirato agli ultimi mesi di vita di Olympe de Gouges, intellettuale, drammaturga e attivista impegnata nella difesa dei diritti civili nell’epoca della Rivoluzione francese che pagherà il suo impegno politico con la vita, e lo fanno non soltanto con passione ma anche con una evidente emozione. Tra il pubblico ci sono numerosi detenuti della struttura di via Aspromonte oltre alla direttrice Pia Paola Palmeri e al responsabile delle attività educative Rodolfo Craia, “Oggi, per le donne coinvolte – spiega ancora la regista - il progetto rappresenta sempre più una concreta possibilità di formazione oltre che un’occasione lavorativa regolarmente retribuita, un prezioso strumento di inclusione sociale”. Le attrici si presentano, raccontano la loro esperienza dentro e fuori dal carcere, le titubanze iniziali poi l’inizio di questa nuova vita. “Sono fiera di questo percorso” sottolinea una di loro prima che lo spettacolo inizi.

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