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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Moro: venti anni a Macù e Grenga, assolti Antongiorgio Ciarelli e Pupetto Di Silvio

La sentenza della Corte di assise di Latina dopo due ore e mezza di camera di consiglio. Nessuna premeditazione ma c'è l'aggravante mafiosa

Si è concluso con due condanne e due assoluzioni il processo per l'omicidio di Massimiliano Moro, ucciso a colpi di pistola nella sua abitazione nel quartiere Q5 a Latina il 25 gennaio 2010 nell'ambito della guerra tra gruppi criminali contrapposti.

Dopo circa due ore e mezza di camera di consiglio la Corte di assise di Latina presieduta da Gian Luca Soana è tornata in aula per leggere la setenza che ha sicuramente ridimensionato le richieste dell'accusa, rappresentata in aula dai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antomafia di Roma Luigia Spinelli e Francesco Gualtieri. Condanna a venti anni di carcere per Simone Grenga quale esecutore materiale e per Ferdinando Ciarelli detto Macù quale organizzatore dell'agguato con l'aggravante dell'agevolazione mafiosa ma senza la premeditazione. Per entrambi, assistiti dagli avvocati Italo Montini e Marco Nardecchia, anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nei loro confronti l'accusa aveva chiesto l'ergastolo. 

Assolti invece Antoniogiorgio Ciarelli e Ferdinando Di Silvio detto Pupetto difesi dagli avvocati Alessandro Farau e Emilio Siviero: in questo caso i pubblici ministeri avevano chiesto due condanne a 30 anni di carcere con le concessione delle attenuanti generiche. 

I quattro erano chiamati a rispondere di omicidio premeditato aggravato dai motivi abietti con l'aggravante di avere agito con metodo mafioso. Moro venne ucciso poche ore dopo la gambizzazione di Carmine Ciarelli, ferito il 25 gennaio da sette colpi di pistola in pieno giorno nel bar del Pantanaccio dove faceva colazione ogni mattina. Una vera e propria sfida in seguito alla quale i Ciarelli e i Di Silvio strinsero un'allenza per lanciare un messaggio e riaffermare il proprio potere criminale nel capoluogo pontino. Così a distanza di poche ore, la sera di quello stesso giorno, Moro, che voleva guadagnare spazi in alcune attivita illecite, venne fatto fuori per decisione dei Ciarelli e dei Di Silvio. E il giorno successivo a perdere la vita fu Fabio Buonamano, eliminato anche lui a colpi di pistola  in via di Monte Lupone.

A far riaprire il fascicolo a 12 anni dal fatto, dopo che la stessa Procura delle Repubblica di Latina all'epoca aveva chiesto l'achiviazione non avendo elementi sufficienti, sono state le dichiarazione dei collaboratori di giustizia sulla scorta delle quali la Dda aperto una nuova indagine. Oggi pomeriggio la sentenza per conoscere le cui motivazioni bisognerà attendere 90 giorni.

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