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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Migranti, sanatoria "truffa": in provincia contratti di lavoro fittizi in cambio di migliaia di euro

La denuncia della Uila Uil: "Dall'entrata in vigore del decreto 10mila domande, ma caporali in giacca e cravatta sfruttano i braccianti"

La sanatoria per far emergere il lavoro irregolare dei migranti rischia di trasformarsi in una truffa ai danni degli stessi lavoratori. Il pericolo era già stato segnalato dalla Uila Uil: "Un mese fa - commenta Stefano Mantegazza, segretario generale della Uila - avevamo denunciato il pericolo: la giusta scelta etica di una sanatoria mirante a far emergere il lavoro irregolare e a dare maggiori tutele sul versante della sicurezza sanitaria, rischiava di trasformarsi in un’occasione di lavoro per i tanti caporali in giacca e cravatta che, come già avvenuto in passato, sarebbero tornati a vendere i permessi di soggiorno ai clandestini".

Un rischio che purtroppo si è trasformato in realtà anche per la provincia pontina. Il segretario generale della Uil spiega infatti da quando è entrato in vigore il decreto si sono verificati episodi di sfruttamento e caporalato che hanno interessato anche le aziende delle campagne pontine: "Avevamo visto giusto - puntualizza - L’iter stabilito dal legislatore per richiedere la regolarizzazione dei lavoratori migranti ha fatto si che, nella prima settimana di vigenza del decreto, siano state presentate poco meno di 10.000 richieste ma, soprattutto, che in molte parti d’Italia, a partire da Latina e da Foggia, caporali e sfruttatori di ogni genere si sono fatti avanti offrendo ai lavoratori irregolari contratti di lavoro fittizi, necessari per ottenere un permesso di soggiorno, peraltro provvisorio, in cambio di diverse migliaia di euro".

"È un’autentica truffa - conclude - una vergogna vera e propria che si alimenta dai controlli effettuati “a posteriori. La Uila resta convinta che la lotta allo sfruttamento e alla schiavitù in agricoltura debba farsi attraverso la legge 199/2016, fortemente voluta dal sindacato, affidando la gestione e il controllo dell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro agli enti bilaterali agricoli territoriali, unico modo per obbligare le aziende a uscire dal nero".

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