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Sabato, 27 Aprile 2024
CRONACA / Sperlonga

Caporalato e sfruttamento del lavoro nei distributori di benzina: perquisizioni e arresti

Scoperta anche la truffa. Decine di accertamenti in diversi comuni italiani

Si è conclusa con tre arresti, due in carcere e uno ai domiciliari, una vasta operazione del comando provinciale della guardia di finanza di Pesaro e dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Pesaro Urbino che riguarda caporalato, estorsione, truffa e violazioni delle norme sull'immigrazione e sul lavoro. Tre gli arresti e decine le perquisizioni scattate a carico degli indagati in diversi comuni d'Itali, tra cui Sperlonga.

La complessa attività di indagine, denominata operazione “Manda foto”, avviata nei primi mesi del 2023, scaturisce da una verifica fiscale in materia di accise e altre imposte indirette sulla produzione e sui consumi, condotta dal gruppo della guardia di Finanza di Pesaro su un distributore stradale della categoria delle pompe bianche senza marchio. Nel corso dell’attività di verifica fiscale i finanzieri avevano accertato criticità sul rispetto della normativa giuslavoristica, individuando un lavoratore in nero e rilevando palesi condizioni di sfruttamento nei confronti di alcuni dipendenti. Le successive indagini in collaborazione con i carabinieri del Nil di Pesaro e Urbino hanno permesso di risalire ai responsabili dei reati di caporalato, di estorsione, di truffa e degli illeciti penali in materia
di immigrazione e di lavoro. Si tratta di amministratori di un gruppo societario campano che opera nel settore della commercializzazione di carburanti e di un loro referente nella zona del pesarese, con funzioni di “caporale. L'attività investigativa ha permesso di accertare come alcuni dipendenti delle società petrolifere fossero indotti, anche sotto minaccia, a svolgere massacranti turni di lavoro, senza riposi, pause, giorni festivi, permessi e ferie. I lavoratori ogni mese erano costretti a richiedere il pagamento dello stipendio, che era ben al di sotto del salario minimo previsto dal contratto nazionale di categoria.
I lavoratori erano inoltre obbligati ad attestare la loro presenza sul posto di lavoro attraverso foto e video, che quotidianamente o su richiesta, dovevano inoltrare ai loro datori di lavoro. Nella pratica, accadeva che il datore di lavoro, tramite messaggio Whatsapp con un testo scritto “manda foto” (da qui il nome attribuito all’operazione) richiedeva al dipendente di turno l’invio di una foto o di un breve video a testimonianza della sua presenza sul posto di lavoro. Chi non lo faceva veniva minacciato di licenziamento o sospensione dello stipendio. In alcune occasioni sono state intercettate conversazioni in cui gli indagati davano indicazioni al personale addetto alla manutenzione dei distributori stradali sulle procedure da seguire per manomettere la corretta funzionalità degli impianti di erogazione o su come procedere alla mescola dei vari prodotti petroliferi. 

Insieme ai sequestri e agli arresti sono state eseguite numerose perquisizioni nei luoghi di residenza degli indagati o al domicilio fiscale delle società coinvolte. Gli accertamenti hanno interessato in particolare i comuni di Pesaro, Terre Roveresche (PU), Caserta, Marcianise (CE), Milano e Sperlonga e sono stati eseguiti anche con l’ausilio di personale dei comandi provinciali dei carabinieri e della guardia di finanza competenti per territorio.

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