rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Don’t Touch", Natan Altomare parla dopo la scarcerazione

L’accusa di estorsione e quella di essere “capo promotore” di alcuni furti, ai rapporti con i politici, alle amicizie con gli altri indagati: la ccnferenza di Altomare arrestato il 12 ottobre insieme ad altre 23 persone e poi scarcerato dal Riesame

Sono stato vittima di una grandissima ingiustizia”: con queste parole Natan Altomare, una delle 24 persone arrestate tre settimane fa nell’ambito dell’operazione Don’t Touch, ha aperto la conferenza stampa convocata questo mattina con i giornalisti per chiarire la sua posizione, per “riabilitarsi”, spiega.

Finito in manette all’alba del 12 ottobre, dopo 20 giorni di carcere Altomare è tornato in libertà con il tribunale del Riesame di Roma che ha deciso per la sua scarcerazione annullando l’ordinanza cautelare.

Altomare questa mattina al Park Hotel si è presentato con il suo legale, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, e carte alla mano ha fornito la sua verità, una versione dei fatti diversa rispetto ai tanti punti che lo vedono protagonista nell’ambito dell’indagine della Squadra Mobile che ha portato all’operazione Don’t Touch.

“Altomare è stato al centro di una vicenda che lo ha visto suo malgrado protagonista in questi giorni - ha spiegato l’avvocato Cardillo Cupo - e ora vuole chiarire la sua persona e la sua posizione dopo aver vissuto un incubo. A nostro avviso c’è stato un errore nel ritenere Altomare un soggetto meritevole di essere recluso, un errore assolutamente scusabile e certo non siamo qui per accusare nessuno, ma lui merita di far conoscere la sua persona e le sue ragioni”. “L’ordinanza è stata annullata, annullata per carenza di gravità indiziaria” sottolinea il legale prima di passare la parola all’indagato.

L’ESTORSIONE - Ed è quello della presunta estorsione il primo punto affrontato da Altomare durante la conferenza stampa. Il riferimento è all’episodio legato a Fabio Menna - titolare di Progetto Amico, per la quale l’indagato ha lavorato - e che agli investigatori ha raccontato di essere stato costretto per anni a pagare ad Altomare lo stipendio anche dopo la cessazione del loro rapporto di lavoro.

“Oggi non posso far altro che ripulirmi la faccia perché non ci sto a passare per quello per cui sono passato in questi giorni” ha detto Altomare prima di entrare nel merito della questione e cercare di spiegare con carte alla mano, mail e foto, la sua posizione. “Sono stato calunniato e diffamato - ha detto -. Abbiamo provato con documenti che lavoravo lì dal 2008 in poi come direttore alle relazioni esterne, che lui - Menna - non mi pagava con regolarità e quale era il nostro rapporto. Ora sono io che vorrei sapere il perché abbia fatto tutto questo, forse per non pagare i soldi che mi doveva”.

LA POLITICA - Poi l’altro tema delicato quello dei rapporti tra Natan Altomare e la politica, lui che viene definito il “faccendiere” dell’organizzazione, quello che chiedeva e otteneva favori, l’anello di congiunzione tra la mala e la politica. “Io la mala non so neanche cosa sia, la politica sì perché sono stato vicino in passato a tanti politici e tra di loro ho molti amici” ha cercato di spiegare.

E Altomare parla dei suoi rapporti con i vari politici locali, facendo i nomi come quello di Enrico Tiero che definisce “un amico, con lui vado a mangiare la pizza o ci prendevamo un caffè ma a cui non ho mai chiesto ruoli politici”, quello di Moscardelli, anche lui “una amico” così come Enrico Forte e il fratello del ministro Beatrice Lorenzin: “Era un amico” ribadisce di nuovo. “A loro non ho mai chiesto un ruolo politico e mai loro farò”.  “Di Fazzone non parlo. Non è vero che l’ho incontrato una sola volta; con lui ai tempi avevo dei rapporti ottimi, rapporti che si sono interrotti per un motivo personale e non politico” dice anche scherzando e concedendosi qualche battuta sui suoi legami con i politici “con i quali si gioca”.

I RAPPORTI CON GLI ALTRI INDAGATI - Non ultimi anche i suoi rapporti con gli altri indagati. “Non rinnego i miei rapporti di amicizia con Gianluca Tuma, avendolo conosciuto in passato. In un occasione mi chiese se gli davo una mano, dal punto di vista imprenditoriale, per i suoi supermercati; gli ho fatto quattro appuntamenti che però non sono mai andati a buon fine. Da allora a parte l’amicizia interessi lavorativi non ce ne sono mai stati. Io di Tuma sapevo solo che era un imprenditore e lavorava a L’Aquila; lui con me non è mai stato aggressivo, arrogante o presuntuoso e non ha mai commesso davanti a me reati o qualcosa di illecito”.

Anche Cha Cha conosceva “come tutti lo conoscono a Latina, e se capitava potevamo andare a prendere un caffè ma la maggior parte delle volte che lo vedevo era alle partite del Latina Calcio” afferma Altomare cercando di uscire indenne dalla domanda relativa alla richiesta di aiuto che gli aveva rivolto Costantino Di Silvio quando gli aveva chiesto di intervenire per una patente ritirata ad un conoscente.

I FURTI - Si arriva poi all’altra accusa che gli inquirenti muovono ad Altomare, quella di essere “capo promotore” di una serie di furti che materialmente poi venivano eseguiti da un gruppo di cittadini di nazionalità romena. “E’ una cosa illogica; nessuno di noi presterebbe la propria auto per andare a fare un furto di cui si è anche il mandante - ha commentato facendo riferimento alla Bmw X5 usata per i colpi che sarebbe risultata essere di Altomare. “Io avevo venduto l’auto - ha proseguito - e sono stato superficiale in questa come altre cose”; ma è la stessa auto che a febbraio viene usata da Tuma per la settimana bianca e su cui ci sono ancora oggi tanti punti interrogativi: “Ho fatto un favore ad un amico e alla sua famiglia - prosegue ancora Altomare -: l’auto non mi era stata ancora finita di pagare”.

IL FUTURO - “Ora spero di trovare lavoro perché ho appena ricevuto la lettera di licenziamento - conclude -. Un ulteriore scotto di questa vicenda. La politica? La lasciamo a chi è più bravo a farla di Natan Altomare”

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Don’t Touch", Natan Altomare parla dopo la scarcerazione

LatinaToday è in caricamento