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Cronaca Sabaudia

Attentato al Parco del Circeo, vendetta per il controllo sul lungomare: arrestato il responsabile

L'uomo è finito in carcere con l'accusa di tentato incendio e minaccia aggravata. Indagato il figlio come concorrente morale. L'intimidazione lo scorso giugno

E' finito in carcere Giovanni Scavazza, 67, responsabile dell'attentato al Parco del Circeo consumato a Sabaudia nella notte tra il 23 e il 24 giugno. E' accusato di tentato incendio e minaccia aggravata nei confronti del luogotenente Alessandro Rossi del comando dei carabinieri forestali del Parco. I carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale e i militari della compagnia di Latina che hanno effettuato le indagini hanno accertato che l'uomo, vistosi ormai scoperto, si apprestava a lasciare l'Italia per andare in Portogallo o in Svizzera. 

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Voleva compiere un gesto eclatante

Voleva compiere un gesto eclatante, voleva vendicarsi e aveva, secondo i carabinieri, intenzione di appiccare il fuoco proprio nella sede del Parco nazionale del Circeo, dove era custodito tutto il bagaglio di documentazione dell'ente. Per questo, di notte, aveva riempito tre taniche di benzina e aveva cosparso di liquido infiammabile tutto il perimetro dell'edificio cercando poi di appiccare il fuoco in più punti. Un tentativo non riuscito, che aveva poi costretto il 67enne a scappare nel timore di essere scoperto. Sul luogo, prima della fuga, aveva abbandonato le taniche e lasciato una busta chiusa indirizzata al luogotenente Alessandro Rossi. All'interno c'erano quattro cartucce a palla calibro 12.

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La svolta con le impronte scoperte dal Ris

L'intimidazione era ben chiara. E da subito i militari che hanno avviato le indagini hanno cercato una possibile pista attraverso un'analisi informativa del contesto e di tutti i documenti scaturiti dai numerosi controlli effettuati dai forestali nell'area del Parco. E' stato chiaro dal principio che l'attentato fosse legato a una ritorsione legata all'attività dei militari, ma questo non ha reso l'indagine meno complessa e delicata. Dopo aver circoscritto i possibili moventi e i possibili responsabili è arrivata la svolta, lo scorso agosto, con i risultati degli accertamenti tecnici del Ris che hanno individuato, sul materiale sequestrato davanti alla sede dell'ente, le impronte dattiloscopiche utili ad isolare il Dna dell'attentatore. A quel punto Giovanni Scavazza, ormai braccato, ha deciso di farsi ascoltare in Procura e fornire la propria versione dei fatti. 

La vendetta per un controllo all'attività di noleggio sul lungomare

I carabinieri che hanno indagato sull'attentato sono riusciti a ricostruire l'intero quadro nel quale è maturato il proposito di incendiare la sede del Parco del Circeo. Il figlio del 67enne era infatti titolare di uno dei quattro noleggi di attrezzature balneari che si trovano sul litorale di Sabaudia. A giugno del 2018 e poi di nuovo a giugno del 2019, l'attività, come molte altre sull'arenile, era stata oggetto di un controllo da parte dei carabinieri forestali e di un successivo sequestro preventivo di tutte le attrezzature balneari a causa delle irregolarità riscontrate. Un monitoraggio normale e di routine, ma che era stato vissuto dal padre del titolare del noleggio come un accanimento e addirittura come una persecuzione, tanto da scatenare una reazione che ha portato a maturare l'attentato incendiario. 

Un arresto e un indagato

L'uomo, considerato autore materiale del tentato incendio e della minaccia nei confronti del luogotenente Rossi, è finito ora in carcere, mentre il figlio risulta co-indagato come concorrente morale del gesto. 

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