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Cronaca

Pontini in ricorso, Cassazione: gay hanno diritto alla “vita familiare”

La Suprema Corte afferma che, come coniugi, gli omosessuali hanno diritto a "vivere liberamente le condizioni di una coppia" ma il matrimonio, per legge, non può essere riconosciuto

Da Latina alla Corte di Cassazione passando per l’Olanda, dove si sono sposati, per vedere riconoscersi, come coniugi, il “diritto alla vita familiare”, a “vivere liberamente le condizioni di una coppia”.

Si tratta della storia di una coppia gay di Latina che dopo essersi unita in matrimonio nel 2002 a l’Aja ha chiesto al Comune la trascrizione del certificato di nozze, come atto pubblico.

Ma, difronte al rifiuto dell’amministrazione pontina di riconoscere il certificato, e di conseguenza il matrimonio, i due prima si sono rivolti al tribunale e alla Corte d’Appello di Roma – entrambi i ricorsi sono stati respinti – per poi presentare un’ulteriore istanza in Cassazione dove la Prima Sezione Civile ha sì rigettato il loro ricorso ma motivando la sua decisione in 80 pagine.

Le coppie omosessuali, se con l'attuale legislazione "non possono far valere il diritto a contrarre matrimonio né il diritto alla trascrizione del matrimonio celebrato all'estero", tuttavia hanno il "diritto alla 'vita familiare'" e a "vivere liberamente una condizione di coppia" con la possibilità, in presenza di "specifiche situazioni", di un "trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata"; così la Cassazione, per la prima volta chiamata ad affrontare il caso di una coppia gay che chiede il riconoscimento del proprio matrimonio contratto all'estero, nella sentenza depositata oggi.

LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE NEL QUADRO EUROPEO – Il presupposto di partenza è che in Italia non esiste una legislazione che permetta a due persone dello stesso sesso di unirsi in matrimonio, ma la Suprema Corte (citando a questo riguardo anche la recente sentenza della Corte Costituzionale che appunto aveva detto no ai matrimoni omosessuali), ha spiegato e ricordato che oggi il quadro europeo dei diritti dei gay ed il contesto sociale è fortemente cambiato.

Infatti, essendo stata superata grazie alla Convenzione Europea dei diritti dell'Uomo "la concezione secondo cui la diversità di sesso dei nubendi è presupposto indispensabile, per così dire naturalistico della stessa esistenza del matrimonio", la Cassazione sottolinea che "l'intrascrivibilità delle unioni omossessuali dipende non più dalla loro 'inesistenza' e neppure dalla loro invalidità ma dalla loro inidoneità a produrre quali atti di matrimonio, appunto, qualsiasi effetto giuridico nell'ordinamento italiano".

Le coppie gay, come i coniugi, hanno però il diritto ad una "vita familiare" e ad esigere e a far valere per questo il diritto ad un "trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata".

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