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Cronaca Sonnino

Operaio morto nel cantiere e spostato, uno dei colleghi si difende

Interrogatori in carcere per due delle persone arrestate anche per omicidio volontario. "Caduto a terra anche io, non ho detto la verità per paura di perdere il lavoro"

Sono state interrogate questa mattina in carcere due delle sette persone raggiunte da misura cautelare  - due in carcere e quattro ai domiciliari - nell'ambito dell'operazione Blackout che ha fatto luce sulla morte del 67enne Umberto Musilli, l'operaio che ha perso la vita dopo essere stato fulminato dall'alta tensione in un cantiere di Sonnino a giugno dello scorso anno. Gli indagati sono a vario titolo ritenuti responsabili in concorso di omicidio volontario con dolo eventuale, favoreggiamento personale aggravato continuato, rimozione e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro: secondo la ricostruzione degli investigatori la vittima, dopo essere stata colpita da una scarica elettrica ad alta tensione nel cantiere era stato portato all’esterno lungo la strada, poi accanto a lui era stato portato il suo motorino per simulare una caduta accidentale dal mezzo e solo dopo erano stati chiamati i soccorsi. Il tempo perso in questo modo e la falsa versione fornita ai soccorritori hanno di fatto aggravato le condizioni dell’operaio che era morto a distanza di alcuni mesi.

Oggi il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario ha ascoltato in carcere il committente dei lavori e una persona impiegata nel cantiere: il primo si è avvalso della facoltà di non rispondere mentre il secondo, difeso dagli avvocati Dino e Ezio Lucchetti, ha risposto spiegando di essere caduto anche lui e di essersi accorto solo dopo che la vittima era stata sistemata su una sorta di barella. Poi ha sottolineato di essersi adeguato alla versione data per paura di perdere il lavoro. I legali di entrambi hanno chiesto una misura cautelare più lieve, richiesta sulla quale il gip si è riservato di decidere.

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