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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Da Latina a Castel Volturno per il rifornimento nel “supermarket della droga”

Dieci i fermi nell’ambito di un’operazione dei carabinieri di Santa Maria Capua Vetere eseguiti questa mattina nelle provincie di Caserta, Napoli, Latina e Frosinone

Partivano dalle province di Latina e Frosinone e arrivavano a Castel Volturno dove, presso quello che era divenuto un vero e proprio “supermarket della droga”, si rifornivano di stupefacenti da rivendere nelle zone di provenienza.

Ha coinvolto anche la provincia pontina l’operazione dei carabinieri di Santa Maria Capua Vetere che questa mattina, proprio tra le province Caserta, Napoli, Latina e Frosinone, ha dato esecuzione ad un decreto di fermo emesso dalla locale Procura nei confronti dei dieci persone gravemente indiziati di detenzione a fine di spaccio e di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’indagine dei militari di Grazzanise avviata a novembre dello scorso anno a seguito di controllo nei confronti di un giovane tossicodipendente è stata portata avanti anche grazie un’intensa attività di intercettazioni telefoniche, oltre che di servizi di osservazione, pedinamento e controllo. In quell’occasione, il ragazzo aveva riferito ai carabinieri, in sede di verbale, di aver acquistato, quella come altre volte, la droga da uno spacciatore di colore a Castel Volturno in un edificio che si trovava di fronte ai locali della “Caritas”, attualmente in disuso e in stato di abbandono, un edificio già noto ai militari come punto di incontro di tossicodipendenti e spacciatori.

Le successive indagini hanno così permesso di accertare come lo stupefacente venisse lavorato e tagliato proprio a Castel Volturno, nell’abitazione di soggetti di origine africana per poi essere ceduto a italiani provenienti soprattutto dalle province di Latina e Frosinone che dopo essersi recato presso quello che era divenuto un vero e proprio “supermarket dello droga” - il locale abbandonato davanti la Caritas - si rifornivano di droga da smerciare al dettaglio nelle zone di provenienza.

In alternativa, secondo quanto emerso, lo stupefacente veniva consegnato “a domicilio” a pusher di altre aree, da parte di corrieri italiani, in buona parte donne, che occultavano la droga nelle parti intime, al fine di eludere i controlli.

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