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Cronaca

Tasse sulle prime case, Giansanti: “Una mazzata per i cittadini”

Il presidente di Libere Idee torna su uno dei temi caldi dell'attualità: "Il Comune garantisca le aliquote minime per non aggravare ulteriormente la situazione di crisi delle famiglie"

Un primo allarme era stato lanciato nei giorni scorsi dalla Uil che evidenziava come la manovra del neo governo Monti avrebbe messo in ginocchio molte delle famiglie italiane. Oggi è tornato sull’argomento Andrea Giansanti, presidente dell’associazione Libere Idee che parla di una vera e propria stangata per i cittadini di Latina, in particolare per quanto riguarda la tassazione degli immobili. “Con l’anticipo dell’entrata in vigore dell’Imu, l’Imposta Municipale Unica, deciso dal governo Monti, il salasso si concretizzerà in una vera e propria mazzata per i contribuenti latinensi”.

Ma sono in primo i luogo i numeri a parlare e a mettere paura. “Innanzitutto, l’estensione dell’Imu alla prima casa equivale a un ritorno dell’Ici, con un’aliquota base dello 0,4 per cento che può essere aumentata di un ulteriore 0,2 per cento dai Comuni. Ma tale aliquota si conteggerà sulle rendite rivalutate del 5 per cento e moltiplicate per 160 – afferma Giansanti -, il che comporta un aumento-monstre degli estimi del 60 per cento. In pratica, rispetto ai valori catastali odierni i contribuenti potrebbero arrivare a pagare oltre l’un per cento l’anno”.

Le statistiche catastali elaborate dall’Agenzia del Territorio ci dicono che a Latina le abitazioni hanno una dimensione media di oltre 120 metri quadri, decisamente più elevata rispetto a quelle di grandi città come Napoli, Milano o Roma. Il che significa un numero proporzionalmente maggiore di prime case di grandi dimensioni. “Le statistiche catastali forniscono infatti anche i numeri concreti dell’allarme: oltre 27mila abitazioni in tutta la provincia, e quasi 6mila nel capoluogo, rischiano di pagare in media fino a 750 euro l’anno di Imu, e altre centinaia di ville – prosegue il presidente di Libere Idee -, più grandi e catalogate di maggior pregio, potrebbero arrivare addirittura a 2.500 euro pur essendo prime case, qualora il Comune adottasse l’aliquota massima”

Seconde case, negozi e uffici subiranno penalizzazioni insopportabili. “Ancora peggio – rincara Giansanti - per le seconde case, particolarmente diffuse sul nostro territorio, a vocazione turistica in special modo sul litorale. In questo caso l’aliquota base è dello 0,76 per cento, aumentabile di un altro 0,3 per cento; ma se teniamo conto della rivalutazione e dell’aumento degli estimi, la percentuale reale è di oltre l’1,78 per cento, senza alcuna detrazione”. Per non parlare del classico appartamento che rischia di pagare quasi 1000 euro, o dei villini che supererebbero quota 1.600 euro o le ville che sfiorano i 5 mila euro annui.
Tutto ciò senza prendere in esame uffici e negozi: con l’aumento degli estimi, le attività commerciali e industriali, già in forte sofferenza a causa della crisi, rischiano di ricevere il colpo di grazia.

Da tutte queste considerazioni arriva la richiesta che Giansanti rivolge al comune: “Sperando che il Parlamento modifichi un provvedimento fortemente iniquo, che non adotta alcun criterio di progressività, riteniamo necessario un forte senso di responsabilità da parte delle Istituzioni locali: chiediamo quindi che il Comune di Latina si impegni sin d’ora ad adottare le aliquote minime, riducendo quelle per la prima casa allo 0,2% e per gli altri immobili allo 0,46%, al fine di non aggravare ulteriormente la situazione di crisi delle famiglie e dei lavoratori, che sul nostro territorio risulta drammaticamente amplificata rispetto al resto d’Italia”.

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