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Cronaca

Inchiesta sui rifiuti, sette gli arrestati: tra loro anche Bruno Landi

Ai domiciliari, insieme ad altri 6 tra cui il pontino Raniero De Filippis, l'amministratore delegato di Ecoambiente e Latina Ambiente. Per tutti l'accusa è associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti

Dovranno rispondere di associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti le sette persone arrestate dai carabinieri del Noe di Roma nell'ambito dell'inchiesta sulla gestione dei rifiuti del Lazio.

Un inchiesta che tocca anche la provincia di Latina; tra gli arrestati, infatti, ci sono anche Bruno Landi, ex presidente della Regione Lazio e amministratore Delegato di Ecoambiente (gestore partecipato della discarica di Borgo Montello a Latina) e di Latina Ambiente - carica che gli è stata rinnovata nel novembre scorso - e il pontino dirigente della Regione Lazio Raniero Vincenzo De Filippis. Insieme a loro sono finiti ai domiciliari anche il proprietario dell'area della discarica di Malagrotta, Manlio Cerroni, Luca Fegatelli, fino al 2010 a capo della Direzione regionale Energia, il manager Francesco Rando, l'imprenditore Piero Giovi e Pino Sicignano, direttore della discarica di Albano Laziale.

Le indagini sono state condotte dai militari del Noe (Nucleo operativo ecologico) diretti dal colonnello Sergio De Caprio, anche noto come 'Ultimo' (che nel 1993 catturò Totò Riina), e coordinati dal capitano Pietro Rajola Pescarini.

Oltre a rispondere di associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, i sette indagati, a seconda delle posizioni, sono accusati anche di violazione di norme contro la pubblica amministrazione e di truffa in pubbliche forniture.

Contestualmente all'arresto delle sette persone è in corso il sequestro di beni mobili ed immobili per 18 milioni di euro. Ad eseguirlo gli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma. Il sequestro dei beni è indicato nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Massimo Battistini su richiesta del pm Alberto Galanti. Ventuno sono invece gli indagati.

I RUOLI - Fatti di inaudita gravità anche per le dirette implicazioni sulla politica di gestione dei rifiuti e per le ricadute negative sulla collettività". Così il gip Massimo Battistini, nell'ordinanza di oltre 400 pagine, parla degli episodi legati alla gestione dei rifiuti nel Lazio, a partire almeno dal 2008. In particolare, il magistrato fa riferimento ad una stabile struttura organizzativa "informale" sovrapposta a quella formale delle società relative al gruppo imprenditoriale guidato da Manlio Cerroni. Quest'ultimo, ritenuto "organizzatore e dominus incontrastato del sodalizio" è chiamato da altri indagati "con l'appellativo di 'Supremo'". Subito sotto di lui, nella piramide organizzativa - emerge dall'ordinanza - si trova Bruno Landi, il quale si distingue "per la sua capacità di sapersi relazionare con i pubblici funzionari al fine di pilotare l'attività della pubblica amministrazione verso il perseguimento dei 'desiderata' di Cerroni".

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