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Cronaca Fondi

Migranti in condizioni disumane: i soldi finivano nelle tasche delle coop

I dettagli dell'operazione Dionea: soldi pubblici usati per fini personali, anche per pagare il banchetto di un battesimo. Sei arresti

Trenta euro al giorno affidati dal ministero e percepiti da due cooperative che si occupavano dell'accoglienza dei migranti, ma per l'effettiva assistenza giornaliera ai richiedenti asilo venivano venivano in realtà spesi 1 o 2 euro. Decine di migranti venivano quindi sistemati in strutture non idonee, senza acqua calda, spesso sprovviste di sistema fognario e senza cibo a sufficienza. E' quanto hanno scoperto gli agenti del commissariato di polizia di Fondi e la squadra mobile di Latina, che questa mattina, nel corso dell'operazione Dionea, hanno arrestato sei persone, presidenti e soci delle cooperative Azalea e la Ginestra. 

Il video dell'operazione

Il procuratore Lasperanza: "Ora si indaga sui mancati controlli"

Le accuse

Sono accusati di falso, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e maltrattamenti nei confronti dei migranti. L’inchiesta è nata dopo una protesta di un gruppo di cittadini stranieri ospitati nei centri di accoglienza straordinaria di Fondi e dei comuni vicini, che lamentavano continui ritardi nel pagamento del pocket money. I sopralluoghi della polizia all’interno dei cas gestiti dalle due cooperative ha poi permesso di scoprire situazioni di sovraffollamento e gravi carenze igienico sanitarie, dando avvio a un’articolata attività di indagine coordinata dal procuratore aggiunto di Latina Carlo Lasperanza e dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano.

Truffa sui migranti, operazione Dionea: 6 arresti

Il sovraffollamento nelle strutture

L’inchiesta prende in esame le carte depositate dalle due onlus per la partecipazione ai bandi di gara indetti dalla Prefettura dal 2015, facendo emergere sistematiche violazioni nell’esecuzione degli obblighi assunti dai gestori in sede di aggiudicazione della gara. In strutture destinate ad accogliere non più di 30 persone ne venivano sistemate anche 70, con gravissime violazioni delle norme di sicurezza, come l’ostruzione di vie di fuga, mancata manutenzione degli impianti, pessime condizioni igieniche.

Operazione Dionea: gli arrestati 

La coop Ginestra

Nel caso di una struttura gestita dalla coop “La Ginestra” è stato rilevato che, a fronte di una capienza certificata dalla Asl di 56 unità, i responsabili, in sede di partecipazione alla gara, avevano dichiarato una disponibilità di posti doppia, arrivando in alcuni periodi ad ospitare un numero di migranti quattro volte superiore alla capienza stessa. Il presidente della onlus, pur avendo ricevuto dalla Prefettura la somma di oltre 4 milioni di euro, per il periodo compreso tra gennaio 2015 e settembre 2017, lasciava gli stranieri in condizioni disumane. A fronte di questo però, Luca Macaro, presidente della onlus, si era aumentato lo stipendio, lievitato in meno di due anni da 1.500 euro a 5mila al mese, percependo un compenso complessivo di oltre 100mila euro. Lo stesso presidente aveva stipulato un contratto di locazione di un immobile di proprietà dei suoi genitori per un canone mensile di 3mila euro, raddopiiato poi nel giro di un anno e mezzo. Macaro aveva poi costituto una seconda onlus, la Villa Lu.Da., di cui risultava amministratore unico la madre, su cui sono stati trasferiti complessivamente 294mila euro destinati a servizi di pulizia in realtà mai effettuati.

La coop Azalea

Luigi Pannozzo, presidente dell’Azalea, avrebbe poi dichiarato falsamente che i migranti sarebbero stati ospitati in una struttura diversa da quella realmente utilizzata e abitata da sua nonna, che si era rivelata completamente abusiva e con gravi carenze igienico sanitarie. Le stesse carenze che venivano accertate per tutti gli immobili presi in locazione e usati per accogliere i richiedenti asilo: mancanza di acqua calda, di un sistema fognario adeguato, assenza di certificati di abilitabilità, oltre a un pesante sovraffollamento.

I soldi del ministero spesi per un battesimo

La falsificazione, rispetto ai dati forniti alla Prefettura, riguardava anche il numero di stranieri effettivamente ospitati, che risultavano in numero maggiore rispetto a quelli reali, al fine di ottenere indebiti pagamenti dal ministero. I soldi pubblici destinati all’accoglienza venivano quindi distratti per scopi personali, perfino per pagare il banchetto per festeggiare il battesimo del figlio di Pannozzo (2.500 euro).

Le minacce ai migranti

I migranti però non potevano protestare né denunciare. Le indagini hanno infatti consentito di accertare che gli ospiti venivano costretti al silenzio dietro la minaccia di essere allontanati dall’Italia.

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