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Operazione Dionea, il procuratore Lasperanza: "Ora si indaga sui mancati controlli"

Il procuratore aggiunto di Latina Carlo Lasperanza ha precisato che l'indagine va avanti e che questa inchiesta presenta molte analogie con Mafia Capitale

“Questo procedimento, per me che ho svolto le indagini su Mafia Capitale, ha molte analogie con quella inchiesta. I reati sono quasi gli stessi. Ci si approccia agli appalti con false dichiarazioni, dando disponibilità per un numero di migranti superiore rispetto a quelli che realmente potevano essere ospitati. In posti dunque che potevano ospitare 30 persone ne venivano messe anche 60-70, in condizioni precarie, senza acqua calda e senza possibilità di denunciare o lamentarsi di questo perché i richiedenti asilo venivano minacciati di perdere la possibilità di restare in Italia". Sono le parole del procuratore aggiunto di Latina Carlo Lasperanza che ha coordinato l'inchiesta che all'alba di oggi ha portato a sei arresti nell'ambito dell'operazione Dionea. 

Migranti in condizioni disumane: i soldi del ministero nelle tasche delle coop

Il procuratore Lasperanza ha precisato che ci sono molte analogie con l'inchiesta Mafia Capitale, ma che in questo caso, per la prima volta, viene contestato agli indagati anche il reato di maltrattamenti in famiglia. "Qui c'è un affidamento dello Stato di soggetti che avrebbero dovuto essere tutelati - spiega - ma così non è stato". Lasperanza ha agigunto poi che l'indagine non ha potuto approfondire alcuni aspetti, che saranno indagati in un secondo momento e che sono riferiti ai mancati controlli da parte dello stesso organo che gestiva l'appalto e la gara per l'affidamento del servizio, cioè la Prefettura. 

Operazione Dionea: i nomi degli arrestati

"Dobbiamo capire - spiega il procuratore aggiunto - come mai dal 2015, data di inizio degli appalti, tranne la polizia nessuno si accorto di questa situazione. Occorre valutare se c’è stato atteggiamento colposo o se c’è addirittura qualcosa di più, un interesse particolare di qualcuno, fenomeni di corruttela che abbiano permesso alle onlus di restare senza controllo o addirittura connivenza. Sono fattori che non potevamo accertare in precedenza ma che andremo a verificare adesso". Le intercettazioni tra gli indagati intanto contengono chiari riferimenti a quello che veniva offerto ai migranti e alla paura di controlli che poi in realtà non sono mai arrivati, se non dalla polizia. "Se i controlli avessero funzionato - aggiunge Lasperanza - non saremmo arrivati a questo".

Il video dell'operazione

"Si tratta di soggetti che avrebbero dovuto ricevere tutela - ha spiegato questa mattina il questore Carmine Belfiore in conferenza stampa - ma abbiamo verificato che non è stato così. I soldi pubblici venivano distratti in maniera diversificata, addirittura per un banchetto privato di un battesimo. Sono felice che la Questura abbia portato a termine questa operazione con la guida della Procura. La nostra attività viaggia su due binari: come attività di prevenzione rivolgiamo la massima attenzione a chi è illeglmalmente sul territorio, ma non tralasciamo di controllare ciò che dovrebbe essere svolto secondo la legge".

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