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Cronaca

Usura e riciclaggio, tre arresti: sequestrato yacht da mezzo milione

Operazione della finanza di Formia; in manette tre uomini ritenuti affiliati al noto clan D'Ausilio. L'imbarcazione rubata due anni prima e "clonata" per poter essere poi venduta

Riciclaggio e usura. Questa è l’accusa con cui tre uomini ritenuti vicino al noto clan D’Ausilio - attivo nella periferia occidentale di Napoli – sono stati arrestati stamattina dai finanzieri del gruppo di Formia e dalla sezione operativa navale di Gaeta, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla direzione distrettuale antimafia del capoluogo campano.

Durante la stessa operazione le fiamme gialle hanno anche sequestrato uno yacht di 60 piedi del valore di 500mila euro considerato provento di un furto e che grazie ad una serie di intestazioni fittizie e modifiche strutturali, i tre stavano cercando di rivendere per conto del clan.

Le indagini hanno preso il via nel febbraio di quest’anno, quando i finanzieri della sezione operativa navale di Gaeta, nel corso dei consueti controlli economici del territorio, hanno notato la presenza del “Moni Mela”, un grosso Conam sport ht58 battente bandiera inglese, ormeggiato presso il porto turistico “Flavio Gioia” della città pontina.

I primi sospetti circa la titolarità dell’imbarcazione, risultata poi rubata due anni prima in Campania, hanno portato poi a scoprire che era intestata ad una società di capitali spagnola amministrata da un 42enne napoletano considerato affiliato allo stesso clan D’Ausilio per il quale svolgeva l’attività di riciclatore dei proventi dell’usura e di altri attività illecite e che, proprio per non dare nell’occhio aveva deciso di spostarsi nelle zone più “tranquille” di Formia e Gaeta. I successivi accertamenti hanno permesso di scoprire che la “Moni Mela” non solo era stata rubata, ma anche “clonata”, alterando la matricola dei motori e di altri componenti peculiari - successivamente, l’imbarcazione, dopo essere stata rinominata “Papillon”, era ancorata nel porto di Procida in procinto di essere venduta -.

“Il cambio di nominativo ed una serie di atti notarili compiuti all’estero per simulare passaggi di proprietà in realtà mai avvenuti, nonchè il perfezionamento dell’iscrizione nei registri marittimi britannici, sono stati poi gli ultimi accorgimenti escogitati dal trio per “ripulire” la barca, rendendo praticamente impossibile ogni tentativo di risalire alla sua vera origine” fanno sapere gli inquirenti.

Oltre al 45enne napoletano l’ordinanza di custodia cautelare ha poi raggiunto anche un 50enne sempre del capoluogo campano che avrebbe svolto il ruolo di intermediario con gli studi legali e gli uffici stranieri per il perfezionamento delle pratiche di trasferimento di proprietà e compravendita, e un altro uomo di 45 anni meccanico di fiducia dei due che aveva il compito di curare gli aspetti tecnici relativi all’alterazione delle matricole dei motori e alla sostituzione dei codici identificativi dell’imbarcazione.

“Nei confronti di alcuni dei soggetti tratti in arresto e di altri soggetti in via di identificazione – conclude la nota - sono state eseguite diverse perquisizioni ed acquisiti significativi elementi comprovanti anche la consumazione del reato di usura in danno di diverse persone fisiche, commercianti ed imprenditori, domiciliate nella provincia di Napoli”.

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