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Economia

Crisi industriali, Latina la città italiana con la maggiore impennata di cassa integrazione

Il rapporto della Uil Lazio sugli ammortizzatori sociali. Nel 2018 Latina segna +160,9 rispetto all'anno precedente

E' Roma la provincia del Lazio con il piu' alto numero di ore di cassa integrazione a dicembre 2018, ma è Latina la città italiana con la maggiore impennata di Cig (+160,9%) se si raffronta il dato del 2018 con quello dell'anno precedente. E' il quadro che emerge dal rapporto della Uil Lazio. "L'aumento della cassa straordinaria indica il perdurare di forti situazioni di crisi - commenta il segretario generale della Uil del Lazio Alberto Civica - cui si aggiunge un corposo incremento delle domande di Naspi che nel periodo gennaio-novembre 2018 hanno raggiunto circa 1,9 milioni su scala nazionale. Naspi che significa licenziamenti post cassa integrazione o, in alcune situazioni, scadenza dei contratti a termine non rinnovati. In ogni caso, più persone a casa e purtroppo meno lavoro".

Al livello regionale, il Lazio segna a dicembre scorso un + 9,9% di cig complessiva rispetto al mese precedente. Anche in questo caso a salire è soprattutto la cassa straordinaria (+105%), mentre scende dell'11,9% quella in deroga. "Diminuzione quest'ultima che riguarda tutto il Paese - spiega ancora Civica - da quando questa è stata sostituita dal Fondo Integrazione Salariale (Fis) che, al contrario, ha avuto nel 2018 una richiesta di circa 43 milioni di ore sull'intero territorio nazionale".

Se si considera invece l'intero anno 2018, è Latina la città italiana con la maggiore impennata di cig rispetto al 2017, con valori che vanno dal + 132% di cassa ordinaria al +315% di straordinaria. E' l'industria il settore che ha avanzato maggiori richieste di cassa integrazione, seguito dall'edilizia dove però è molto alto anche il numero di Naspi, a conferma del peggioramento dello stato di crisi. "Non si intravede purtroppo alcuno spiraglio - conclude Civica - il Paese è in recessione tecnica, diminuiscono gli investimenti, non si sbloccano le opere già finanziate e, di conseguenza, il lavoro diminuisce. Così non va assolutamente. Anche per questo scenderemo in piazza il 9 febbraio, insieme a Cgil e Cisl, per dire no a questa manovra che ferma Paese piuttosto che elaborare soluzioni alternative alla crisi".

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