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Sapa, la protesta dei sindaci: in presidio nella fabbrica con gli operai

Dopo la firma del mancato accordo di ieri in Regione inizia la protesta anche dei sindaci del comprensorio che "occupano" il sito con i lavoratori in attesa di essere convocati in un tavolo interistituzionale

Sindaci in presidio insieme ai lavoratori. Questa la decisione assunta stamattina al termine dell’assemblea all’interno del sito della Sapa di Fossanova a cui hanno preso parte anche i primi cittadini del comprensorio.

La decisione arrivata dopo la fumata nera di ieri nell’incontro in Regione che si è concluso con la firma del mancato accordo. E questa mattina i sindaci di Pontinia, Priverno, Roccagorga, Maenza, Roccasecca dei Volsci, insieme anche alle amministrazioni di Sezze e Sonnino, che seppur non presenti si sono associate al documento, hanno scritto una lettera indirizzata tra gli altri al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al premier Renzi, ma anche al governatore del Lazio Zingaretti, in cui ribadiscono “la loro piena solidarietà e vicinanza nei confronti dei lavoratori interessati dalla procedura di mobilità".

“Tutte le trattatative e le iniziative messe in campo finalizzate ad evitare la chiusura dello stabilimento e la perdita di lavoro per 136 unità oltre l’indotto di riferimento - scrivono ancora i primi cittadini - sono state vane a causa dell’indisponibilità totale a qualsiasi forma di confronto da parte dell'azienda".

Ricordando come la vicenda della Sapa in realtà si inserisce “all'interno di un quadro caratterizzato da una moria di occupazione in una provincia, quella di Latina, martoriata da una chiusura dietro l'altra di aziende produttive in tutti i settori industriali”, i sindaci hanno fatto sapere che, “con lo spirito non solo di solidarietà delle istituzioni quotidianamente in trincea a sostegno dei territori amministrati”, da oggi e fino alla soluzione della vertenza, “presidieranno il sito al fianco dei lavoratori in attesa di essere convocati in un tavolo interistituzionale che sappia affrontare con decisione risolutiva l'ennesima crisi causata dalla mancata programmazione e pianificazione di piani industriali seri e credibili".

“Si chiede pertanto - concludono i primi cittadini - alle istituzioni di farsi parte attiva a fianco delle istituzioni locali e ai lavoratori”.

LA NOTA DELLA REGIONE LAZIO - “Abbiamo seguito con attenzione fin dall’inizio la vicenda della Sapa - in seguito alla comunicazione della società del 5 maggio scorso della procedura di licenziamento collettivo per i 136 dipendenti del sito di Fossanova - prima di giungere al tavolo di ieri il cui risultato è stato un mancato accordo” afferma la Regione in una nota dopo l'incontro di ieri a Roma - che ha fatto seguito ad altri due tavoli in Regione e uno al Mise.

La Regione ha tentato di favorire la mediazione tra l’azienda e i sindacati ma ha dovuto constatare ieri, con la firma del mancato accordo, una distanza tra le parti che è rimasta incolmabile. La Regione ha invitato la società a valutare la possibilità di applicare, di fronte alla drammatica decisione di cessare ogni attività produttiva, ammortizzatori sociali e anche tutte le possibili iniziative di politica attiva finalizzate all’obiettivo di favorire la ricollocazione dei lavoratori (sia esterna che, eventualmente, all’interno di altri siti industriali della stessa società) sia la possibilità di cedere a terzi imprenditori, anche parzialmente, il sito industriale – continua la nota - per favorire una reindustrializzazione in un territorio, quello pontino, già colpito duramente da altre crisi aziendali”. “

L’azienda ha proposto, in sede di vertenza, una Cassa Integrazione Straordinaria per cessazione di attività; di ricercare potenziali acquirenti di un ramo d’azienda anche attraverso la consulenza di un advisor specializzato; di trasferire alcuni lavoratori presso altri siti industriali della società e la mobilità volontaria, corrispondendo ai lavoratori che la avessero scelta un incentivo all’esodo pari a 15mila euro (quelli con meno di 40 anni di età), 17mila euro (tra i 40 e i 50) e 19mila euro (oltre i 50 anni). I sindacati hanno contestato la scelta aziendale di cessare le attività produttive sul sito di Fossanova, anche a fronte di una mancata discussione sullo stato di crisi in cui versava e non hanno ritenuto sufficienti – conclude la nota - le proposte dell’azienda circa la propria irrevocabile decisione di concedere una Cassa Integrazione Straordinaria per cessazione di attività e non per crisi aziendale.  Nonostante il mancato accordo, la Regione, di intesa con le altre istituzioni coinvolte, assicura il massimo sforzo nella ricerca di una soluzione che eviti una drammatica situazione di emergenza occupazionale in un territorio già duramente colpito da un profondo processo di deindustrializzazione”.

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