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Economia

Smart working, Impresa scrive al Governo: “Riaprire a pieno regime tutti gli uffici pubblici”

L’appello al presidente del Consiglio Conte e al ministro per la Pubblica Amministrazione Dadone: “Ancora tanti i disagi. Gli uffici ancora chiusi o parzialmente operativi sono un danno per i cittadini e per gli imprenditori”

Dopo aver raccolto le rimostranze di tanti associati “rispetto ai continui e quotidiani disservizi ed inefficienze riscontrate nell’erogazione dei servizi da parte della Pubblica Amministrazione, fenomeno che si è enormemente accentuato nella fase post lockdown”, Impresa ha scritto oggi al Governo. La lettera dell’Associazione nazionale dell’Industria e delle Piccole e Medie Imprese aderente al sistema delle Confcommercio è stata indirizzata al presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e al ministro per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone

“Il mondo produttivo, dei commercianti, degli artigiani, dei coltivatori, dei servizi e di professionisti è ormai pienamente operativo nonostante le difficoltà post emergenza sanitaria. Per questo motivo diventano fondamentali, in particolare per le imprese, tutti i servizi erogati dalla pubblica amministrazione la cui attività risulta ancora fortemente limitata e rallentata. Inopportuna, infatti, l’apertura solo parziale degli uffici pubblici in tutta Italia: il lockdown è finito per tutte le categorie, ma evidentemente non per i servizi pubblici, fondamentali per l'economia del Paese in un momento come questo in cui occorre spingere per la ripresa e invece si osservano aperture a singhiozzo, poche ore a settimana. Gli uffici pubblici ancora chiusi o parzialmente operativi rappresentano un danno per i cittadini e per gli imprenditori.Sono tantissimi e all’ordine del giorno i disagi segnalati da cittadini e imprenditori per i disservizi legati soprattutto allo smart working nella P.A. e alla riapertura parziale dei suoi uffici. Computer non funzionanti, connessioni che saltano, telefoni che squillano a vuoto: gli utenti segnalano difficoltà con gli uffici pubblici in questo periodo che si traducono quindi in ritardi e attese lunghissime anche per semplici documenti. Per questi motivi siamo a richiedere l’immediata riapertura degli uffici pubblici con il ritorno “in presenza” di tutti gli impiegati agli sportelli e l’operatività a pieno regime di tutti i servizi e le funzioni della P.A senza alcun limitazione.”

Inoltre per molti dipendenti pubblici il lavoro da casa non finirà nella fase due. Secondo le prime indicazioni riguardo alla direttiva del Ministero della Funzione Pubblica contenente le linee guida per la riapertura degli uffici dal 31 luglio, anche nel 2021 ci sarà circa un milione di dipendenti pubblici che continuerà a lavorare da remoto. “Il paradosso – sottolinea il direttore generale di Impresa Saverio Motolese - è che nel privato, rispettando tutte le misure previste dal protocollo sulla sicurezza, aziende e lavoratori garantiscono la presenza fisica e quindi il ritorno alla massima efficienza produttiva necessaria anche per recuperare il terreno perduto a seguito dell’emergenza sanitaria. Diversamente nel pubblico - nonostante tutte le regole stabilite per la tutela della salute come ad esempio la rilevazione della temperatura corporea delle persone in entrata, l’uso obbligatorio della mascherina a cui potrebbe aggiungersi la visiera, per i locali più affollati non si esclude l’utilizzo di barriere separatorie, orari dei servizi erogati al pubblico più flessibili etc. – si è deciso un rientro lento e molto parziale dei lavoratori che limita in modo intollerante l’erogazione dei servizi della P.A. funzionali per le attività imprenditoriali oltre che per i cittadini. Inoltre in moltissimi casi lo smart working da parte dei dipendenti pubblici si traduce nella impossibilità di utilizzare correttamente e nei tempi utili il servizio pubblico da parte dell’utente finale.”

“Oggi - proseguono da Impresa - lo smart working è diventato la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa in seno alla Pubblica Amministrazione, al punto da aver toccato punte del 90% nel momento di massima emergenza, ma l’obbiettivo della ministra Fabiana Dadone è ora quello di abbassare gradualmente l’asticella delle attività poste in smart working. Adesso lavorano da remoto sette statali su dieci, mentre nel 2021 solo il trenta per cento sarà in smart working stando ai piani del ministero della P.A. 

“L’obiettivo della ministra Fabiana Dadone, è di fare in modo che la macchina pubblica possa tornare a lavorare a pieno regime entro la fine dell’anno, ma mantenendo una quota di dipendenti pubblici che per tutto il 2021 continuerà a lavorare da remoto. Questi obiettivi e propositi della ministra Dadone - conclude il presidente Olivetti - sembrano essere incompatibili con le necessità ed esigenze quotidiane dei privati cittadini, imprenditori e professionisti che invece hanno bisogno subito che la P.A. ritorni a pieno regime con la riattivazione di tutti gli uffici pubblici che erogano i servizi e con la presenza fisica di tutti i lavoratori pubblici così come è già e avvenuto nel privato. Tutto questo anteponendo sempre il diritto fondamentale alla salute che deve avere lo stesso grado di considerazione tra pubblico e privato”.

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