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Economia Aprilia

Coop, verso la chiusura dei 4 punti vendita del basso Lazio. A rischio anche Aprilia

Non sono arrivate buone notizie dal tavolo di ieri che sarà aggiornato al Mise nelle prossime settimane. Entro l’estate prevista la chiusura del punto vendita di Aprilia

Inizio d’anno amaro per i dipendenti dei punti vendita Unicoop Tirreno del Sud del Lazio: non ha portato buone notizie il tavolo in sede sindacale tra Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs e la direzione aziendale per discutere della chiusura dei punti vendita e che ora sarà aggiornato al Ministero dello Sviluppo Economico nelle prossime settimane.  

Al termine dell’incontro è emersa, dunque, la decisione da parte della cooperativa, spiega la Uiltucs in una nota, di procedere alla chiusura dei 4 punti vendita di Aprilia con 37 addetti entro l’estate, Frosinone con 28 addetti entro il 15 marzo, Pomezia-Via Cavour con 14 addetti e Velletri con 16 addetti entro il 15 febbraio). Risultano coinvolti quindi 95 addetti. Confermata anche la decisione di ridimensionamento di altri 3 punti vendita (Colleferro, Pomezia-Via del mare e Genzano) per altri 40 lavoratori.

“La cooperativa di consumatori del sistema Coop, venuta meno la possibilità di cessione dei negozi che avrebbe consentito di recuperare sette milioni di euro in termini di liquidità, ha formalizzato l’ultima versione del piano di ristrutturazione aziendale che allo stato contemplerebbe la chiusura dal 15 febbraio 2019 dei negozi” ha spiegato ancora la Fiasca Cisl. “E’ del tutto insufficiente il piano di gestione dei 135 esuberi derivanti dalle chiusure e dalle riduzioni di superfici destinate alla vendita con il riconoscimento di 5mila euro netti per chi non si opporrà al trasferimento presso i negozi della rete Toscana mentre per coloro che, rifiutando il trasferimento e formalizzando le dimissioni, saranno riconosciuti 20mila euro netti previa sottoscrizione di un verbale di conciliazione”.

“Abbiamo espresso i nostri dubbi rispetto ad un orientamento aziendale teso a sottovalutare eccessivamente le implicazioni sociali derivanti da un piano di gestione della crisi unicamente finalizzato a trasferire sui lavoratori i costi ed i sacrifici di una soluzione che non dà garanzie neanche da un punto di vista gestionale all’impresa” ha stigmatizzato il segretario nazionale della Fisascat Cisl, Vincenzo Dell’Orefice sottolineando che “nelle precedenti occasioni in cui sono state condivise delle analoghe forme di ristrutturazione che prevedevano la cessione o la chiusura dei negozi, sono stati sempre fatti salvi due aspetti, ossia  la volontarietà del lavoratore in relazione al trasferimento incentivato, in quanto tale scelta implica necessariamente uno stravolgimento dei percorsi di vita, e il ricorso ad una procedura di licenziamento collettivo da concludersi tassativamente con un’intesa sindacale, che, in luogo dei criteri di legge, preveda quale unico criterio l’accettazione da parte del lavoratore della risoluzione del rapporto di lavoro”.

Per il sindacalista "è urgente e necessaria una verifica rispetto alle condizioni economico-gestionali dei quattro negozi prossimi alla chiusura al fine di verificare la praticabilità di strade alternative e utili a ricondurre progressivamente all’equilibrio il conto economico dei punti vendita che Unicoop Tirreno vuole dismettere. Siamo disponibili a proseguire il confronto sugli altri aspetti della vertenza - ha concluso Dell’Orefice - ma all’interno di una chiarezza comportamentale e di condotta reciproca”.

La Uiltucs, poi, ha ribadito "la contrarietà alla chiusura di parte della rete di vendita del Sud per il significativo problema occupazionale che si palesa, che coinvolge circa 140 lavoratrici e lavoratori. Tuttavia al fine di valutare con più attenzione le conseguenze delle scelte aziendali e di condividere unitariamente una posizione, la Uiltucs si è riservata di assumere una posizione a seguito del confronto che riprenderà in sede ministeriale”.

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