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Teatro Piccarello / Via dei Cappuccini, 76

Ad Opera Prima salgono sul palco i villains shakespeariani e hanno il volto di Piero Morelli

Monologhi e dialoghi dei principali "cattivi" shakespeariani: Morelli presenta un percorso sulla malvagità nel teatro del Bardo, per smascherare le ipocrisie ideologiche attraverso i personaggi più controversi

Venerdì 7 marzo e in replica domenica 9, Opera Prima all’interno della sua consueta rassegna Emergenze e Dintorni della Scena ha ospitato il primo appuntamento di una mini rassegna: Opposti, pensata, interpretata e diretta dall’attore e regista latinense Piero Morelli.

Una rassegna che vuole indagare i comportamenti e le motivazioni psicologiche di personaggi considerati al di fuori della morale comune e degli schemi predefiniti. Piero Morelli utilizza il mezzo teatrale per approfondire la conoscenza di tali personaggi ed evidenziare come gli autori, attraverso essi, abbiano smascherato le ipocrisie ideologiche della morale, della religione e delle regole sociali comuni.

Shakespeare’s Evil è il primo appuntamento di tre; in questo spettacolo vengono proposti passaggi fondamentali tratti da monologhi e alcuni dialoghi dei cosiddetti “cattivi” di ben nove testi shakespeariani.

Un percorso monografico e metateatrale che propone una riflessione su come Shakespeare affronta il tema della malvagità, come crea i suoi villains; infatti il titolo gioca sulla duplice traduzione dall’inglese: Shakespeare è Cattivo oppure Il Male in Shakespeare.

In questo spettacolo non viene presentato lo Shakespeare che conosce il grande pubblico, quello di Romeo e Giulietta per capirci, in questo spettacolo vengono mostrate le parti più cupe, truculente e malvagie delle sue tragedie. Non c’è lieto fine, non c’è narrazione, sul palco viene portata la malvagità, l’invidia, la sete di potere e tutte le passioni più sfrenate che hanno mosso personaggi come Iago (Otello), Shylock (Il Mercante di Venezia), Aaron il moro (Tito Andronico), il duca di Gloucester (Riccardo III), Claudio (Amleto), Cassio (Giulio Cesare), Lord e Lady Macbeth, Timone (Timone d’Atene) ed Edmund (Re Lear).

Questo viaggio nell’oscura psicologia dei villains shakespeariani non è viziato da nessun giudizio, nessuna critica, ma è assolutamente arricchito da spunti che Piero Morelli sa prendere dalla cultura pop, dal cinema, dalla danza e da una incredibile presenza scenica.

Shakespeare’s Evil si divide in tre parti principali: Revenge & Ambition, Confiteor ed Evil Epilogue.
In Revenge & Ambition vengono presentate le ambizioni e la sete di vendetta dei personaggi, il loro tramare egoistico per il proprio bene o semplicemente per la propria soddisfazione. Questa parte, che apre lo spettacolo, è caratterizzata da una forte fisicità della messa in scena: il corpo seminudo di Morelli parla e vibra delle passioni che animano questi villains, catalizza l’attenzione sul movimento, una musica grintosa, il colore nero che spicca sulle luci bianche.

La seconda parte Confiteor, seppure più breve, è più contemplativa e statica, i villains confessano ma non si pentono, Lady Macbeth sa che le sue conquiste sono macchiate di sangue ma si chiede: non si può cancellare la macchia e andare avanti? Non posso lavare la mia anima dai crimini commessi e godere comunque di quello che ho conquistato? Il registro cambia, le luci si abbassano e si attenua l’atmosfera fetish della prima parte, nessuna nudità, nessuna danza, nessun ritmo serrato, solo parole dure, parole tanto malvagie quanto sincere e schiette.

La terza parte, la conclusiva, è Evil Epilogue, in cui si raccolgono i frutti delle trame malvagie: disperazione e morte, sangue e distruzione, la luce è quella delle candele, i colori non più solo bianco e nero (netti come i confini degli schemi della società benpensante) ma spunta il rosso del sangue che sporca e sconvolge la scena. Il corpo torna protagonista con una danza acrobatica, ma a questo punto è un corpo dolente della sconfitta, che si dimena prima di soccombere, comunque non pentito e non domato: Aaron fino alla morte infatti grida “ Se mai ho commesso una sola buona azione in tutta la mia vita me ne pento dal profondo dell'anima”.

Uno spettacolo che unisce il classicismo immortale e sempre attuale dei personaggi shakespeariani e i sentimenti che li muovono con influenze moderne, con un’iconologia ben definita, con richiami sessuali espliciti ma necessari, con un’attenzione particolare all’uso dei costumi, delle musiche, dei pochi elementi scenici tutti atti a definire più nettamente le passioni che muovono i villains e le loro azioni, senza disprezzare l’ironia e il giusto rispetto per le opere rappresentate.

Piero Morelli, alternando brevi parti di testo in inglese all’italiano, omaggia Shakespeare seminando qua e là, all’interno della performance, richiami alla cultura attuale, fornendo al pubblico spunti di riflessione sulla malvagità umana e su come le convenzioni sociali spesso risveglino i sentimenti più oscuri e sopiti.

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