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Sfiducia a Di Giorgi, il Consiglio torna in aula. Due settimane fa il rinvio

Si torna in aula dopo il rinvio della seduta dello scorso 18 maggio; al termine di un Consiglio durato circa 10 ore votata la mozione del Pd: Di Giorgi non è più il sindaco di Latina

Passa la mozione di sfiducia e Giovanni Di Giorgi non è più il sindaco di Latina. Questo l'esito di un’altra giornata delicata per il futuro del Comune di Latina  iniziata questa mattina alle 10.30 e terminata dopo 10 ore di Consiglio comunale.

LA CRONACA DELLA GIORNATA - E’ stato convocato per questa mattina il Consiglio che, dopo il rinvio dello scorso 18 maggio, è chiamato a discutere e decidere sulla mozione di sfiducia al sindaco Di Giorgi presentata dai consiglieri del Partito Democratica e firmata anche da tre colleghi di Fratelli d’Italia.

Una mozione che potrebbe essere votata anche da Forza Italia; non sembrano esserci, infatti, speranza per accordi dell’ultima ora.

Alle 10.40 è iniziato il Consiglio comunale con la discussione del primo punto all'ordine del giorno rinegoziazione dei prestiti concessi al Comune dalla Cassa Depositi e Prestiti, a seguire la mozione di sfiducia al sindaco e poi il terzo punto elezione del vice presidente del Consiglio comunale dopo le dimissioni di Cesare Bruni- dopo la richiesta approvata del capogruppo del Pd Cozzolino di invertire l'ordine dei punti.

Alle 11 è iniziata la discussione con il capogruppo di Fratelli d'Italia Bracchi primo ad intervenire precisando come "la firma della mozione presentata dal Pd serviva per portare la sfiducia in Consiglio, per capire chi è contro e chi è a favore di questa amministrazione che mi auguro vada avanti perchè un anno di commissariamento sarebbe un male per la città". A seguire gli interventi dei consiglieri del Pd che hanno ripercorso i quattro anni e le note dolenti dell'amministrazione a cui fatto eco anche Cirilli che voterà la sfiducia. "Oggi non è un giorno facile e queste non sono decisioni che si prendono a cuor leggero anche da chi siede nei banchi dell’opposizione - ha dichiarato il capogruppo del Pd Cozzolino -. Non immaginavamo dopo quattro anni di amministrazione di trovare un città in completo disastro, quattro anni che non hanno portato a nulla e che ci lasciano una città allo sbando. Ora siamo pronti a votare la sfiducia e a tornare tutti a casa".

"Da noi c’è sempre stata coerenza e rispetto verso l’impegno assunto con i cittadini e ci presentiamo a questo appuntamento coesi - ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia Ialongo che nel suo intervento ha anticipato il voto del partito alla mozione -. Se fosse stato per le poltrone oggi non saremmo qui. Per noi finisce un percorso in questo Consiglio Comunale ma continueremo a fare politica e dialogare con i cittadini”.

Via via a seguire gli interventi degli altri consiglieri di maggioranza e opposizione fino al discorso del sindaco Di Giorgi previsto per il pomeriggio di oggi prima del voto. "La consiliatura è chiusa - ha dichiarato in apertura del suo intervento il consigliere di Fratelli d'Italia Calandrini che poi si è soffermato a lungo sulla questione Acqualatina -; ormai ogni decisione è presa: i due gruppi consiliari del Pd e Forza Italia decreteranno la fine di questa amministrazione. La cosa più interessante è la spaccatura del centrodestra in questa città, una spaccatura importante e probabilmente definitiva. Da domani saremo tutti in campagna elettorale".

L'INTERVENTO DEL SINDACO DI GIORGI - "Eccoci qui a dire che i signori Fazzone e Moscardelli hanno deciso che questa esperienza amministrativa deve finire. Per mandarmi a casa PD e Forza Italia saranno soci con una stretta di mano politicamente sporca e suicida - ha dichiarato il sindaco Di Giorgi nel suo intervento prima del voto -. I partiti nascono e muoiono ma gli uomini restano e così anche la loro dignità.  Non c’è nessuna paura ad andare a casa; questa non è la mia sconfitta, ma la sconfitta della politica di questa città. Andrò via sereno e orgoglioso di non piacere all’asse Fazzone-Moscardelli ma al tempo stesso amareggiato nel prendere atto che questa aula non pensa a Latina. Ognuno sceglie di essere ciò che vuole. Io ho fatto la mia scelta e vi ho posto delle problematiche da risolvere. Voi fate la vostra. Perché a prescindere dall’esito di questo Consiglio, sono io che non voglio più stare insieme a voi”.

L'INTERVENTO INTEGRALE DEL SINDACO DI GIORGI

VOTO - Dopo circa 10 ore di Consiglio comunale, con 20 voti favorevoli , 7 contrari e 3 astenuti è stata approvata la mozione di sfiducia: Giovanni Di Giorgi non è più il sindaco di Latina.

MAIETTA ALLA VIGILIA - “Il Consiglio comunale si avvia a segnare in maniera indelebile la morte della politica e la sua definitiva soggezione ad interessi di parte, sacrificando ancora una volta gli interessi della nostra città a giochi di potere incomprensibili ai cittadini - scrive Maietta in una dura nota -. La sfiducia al sindaco Di Giorgi, che la perversa alleanza tra Pd e Forza Italia ha deciso di votare per mettere fine alla consiliatura, è la resa della città a bassi interessi frutto dell’accordo tra Moscardelli e Fazzone, una strategia in atto da tempo che ha già visto la caduta del Comune di Terracina e che porterà domani anche alla caduta di Latina. Per far cadere Latina, Pd e Forza Italia non si fanno scrupoli nel lasciare la città commissariata con il rischio di vedere compromessi opere e progetti in cantiere ma soprattutto portando a conseguenze drammatiche per la nostra città”.

“Andremo incontro, innanzitutto, alla grave crisi occupazionale per i lavoratori della Latina Ambiente” prosegue Maietta riprendendo uno dei tre punti su cui lo stesso primo cittadino aveva chiesto di trovare l’intesa. “Anche nella gestione del cimitero si andrà incontro al caos” mentre in “tema di urbanistica tanti imprenditori e cittadini vedranno bloccate le loro legittime richieste di inizio di attività a causa del blocco dei piani, mai approdati in Consiglio comunale, con gravi conseguenze sul piano economico”.

GLI ALTRI PUNTI - Altri due oggi i punti all’ordine del giorno del Consiglio: la rinegoziazione dei prestiti concessi al Comune dalla Cassa Depositi e Prestiti e l’elezione del vice presidente del Consiglio comunale dopo le dimissioni di Cesare Bruni.

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