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14 siti industriali a Latina per l'ISPRA sono "pericolosi"

ISPRA e Ministero dell'Ambiente hanno presentato un rapporto nel quale sono stati mappati i siti industriali pericolosi. A Latina ce ne sono 14, nel Lazio 69, mentre il dato nazionale è di 1142

Molto spesso ci capita di pensare se quelle industrie enormi, o quei depositi che incontriamo per strada, possano essere pericolosi per la salute dei cittadini e per il territorio. Da anni la CEE prima e l'Unione Europea dopo si sono attivate per legiferare in maniera importante su questa tematica. L’Ispra  - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale- , a tal proposito, ha presentato il rapporto  “Mappatura dei pericoli di incidente rilevante in Italia 2013” in collaborazione con il Ministero dell’ Ambiente e della tutela del territorio e del Mare. Il documento cerca di far luce su quali siano le industrie potenzialmente pericolose per i cittadini e i territori nei quali sono ubicati.

Questa mappatura è figlia della direttiva europea, conosciuta come Seveso, che venne emanata dalla CEE nel 1982 per fronteggiare pericoli di eventuali incidenti industriali per il territorio. Infatti la direttiva ampliò enormemente il raggio di azione dell’intervento degli Stati membri, portando l’attenzione anche sulla tutela per le popolazioni e i luoghi che potevano essere potenzialmente minacciati da un incidente industriale, mentre tutte le normative fino allora esistenti si curavano essenzialmente della tutela dei lavoratori. Il nome stesso Seveso non è casuale. Fu infatti sui cieli di questa piccola cittadina della Brianza che nel luglio del 1976 una fuoriuscita di diossina (TCDD), dall’azienda ICMESA nel territorio di Meda, generò una nube tossica andò a posizionarsi per l’appunto su Seveso. In quell’occasione circa 240 persone furono colpite da cloracne, una dermatite portata dall’esposizione al cloro, che provocò nelle vittime lesioni e cisti sebacee.

 Negli anni le direttive “Seveso”, furono ampliate ed estese dal 1999 in poi, fino all’ultima modifica approvata nell’estate scorsa e che entrerà in vigore dal 2015, con le quali si definiscono come siano individuati quei siti industriali potenzialmente pericolosi per la comunità. Elemento caratterizzante è che dato dalla presenza nel sito di sostanze, o categorie di sostanze, potenzialmente pericolose, in quantità tali da superare determinate soglie (sostanze tossiche, infiammabili, esplosive, comburenti).

Si è giunti quindi ad una mappatura del territorio dove sono presenti industrie, stabilimenti e depositi che presentano caratteristiche di “potenziale pericolo” ,  già inserite nell’ “Inventario Nazionale Seveso” stilato dal Ministero dell’Ambiente.

 Milano è la provincia che a livello nazionale presenta il più alto numero di questi siti, sono ben 69, seguita da Bergamo con 48 e Brescia 45. Nella Regione Lazio l'Ispra ha mappato 69 siti che potrebbero recare danni a cittadini e territori. Di questi, 26 si trovano nella provincia di Roma, 21 nel frusinate, 3 nel reatino, 5 nel viterbese e ben 14 in provincia di Latina. Nel territorio pontino questi siti sono ubicati in 8 comuni, vale a dire nel 21,2% del totale. Nello specifico sono entrati nella lista: Fondi, per uno stabilimento di fitofarmaci e un deposito di sostanze tossiche; Pontinia, con due depositi di gas; Priverno, per un deposito di esplosivi, Aprilia per 3 stabilimenti chimici e un deposito di fitofarmaci; Cisterna di Latina, per uno stabilimento chimico; Gaeta, per un deposito di olii minerali; Latina, per uno stabilimento chimico; Sermoneta, stabilimento chimico e deposito di gas liquefatti.

Tutti questi siti, è bene sottolinearlo, sono perfettamente funzionanti e non hanno problematiche particolari, la mappatura, infatti, segnala solo quei siti potenzialmente pericolosi per i loro territori.

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