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Diminuire la burocratizzazione per rilanciare l'agricoltura pontina

La Coldiretti sta attuando un vero tuor della provincia di Latina per analizzare ciò che non va in questo periodo di crisi. Burocrazia, costo del latte e danni da fauna selvatica sono interventi non rimandabili.

La Coldiretti provinciale sta proseguendo le riunioni locali per porre un freno alla crisi dell’agricoltura pontina che sta attraversando uno dei momenti più neri degli ultimi decenni. Uno dei problemi che la coldiretti laziale più volte ha fatto presente è quello della sburocratizzazione dell’agricoltura, specialmente per quanto riguarda la questione del prezzo del latte e i danni dovuti alla fauna selvatica.

“La semplificazione amministrativa e dei procedimenti amministrativi  connessi all’esercizio dell’attività agricola – ha dichiarato il direttore della Coldiretti Latina Saverio Viola – è di enorme importanza per il buon operare dell’agricoltura divenendo fattore competitivo per le aziende agricole del territorio. La conseguenza di questa situazione è che le imprese agricole sono costrette a perdere anche fino a 100 giorni l’anno nel disbrigo di pratiche amministrative, sottraendo tempo prezioso alla propria attività. In altre regioni (Puglia, Calabria ed Emilia per esempio) si è riusciti a dare seguito, da noi ancora nulla.“

Questo è solo il primo dei problemi analizzati dall’associazione. Altri temi affrontati nelle riunioni sono  quello che riguarda il prezzo del latte, per cui il tavolo in regione non è stato più convocato, e al quale si è aggiunto il problema dei  danni da fauna, che hanno portato all’approvazione di un solo provvedimento dimostratosi   non sufficiente a dare risposte alle imprese pontine e laziali.


Per il latte vaccino le quotazioni continuano a crescere ma alcune industrie sottopagano il latte agli allevatori e - denuncia la Coldiretti – la fase di stallo per il rinnovo non è né giustificabile né tantomeno sopportabile  in un momento in cui – conclude Viola – gli allevatori sono costretti ad affrontare un aumento stellare dei costi energetici e dell’alimentazione del bestiame che ha fatto già chiudere molte stalle. Il latte ha raggiunto i 51,55 centesimi al litro ma l’industria lo paga molto meno. Un aumento del 25 % rispetto allo scorso anno, nell’ultima quotazione “spot” settimanale alla borsa di Verona che è insieme a quella di Lodi il punto di riferimento nazionale tranne, forse, nel Lazio e in provincia di Latina”.

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