rotate-mobile
Sport

Latina, perché hai perso il derby? L’approfondimento

Ebbene sì, il qurantaseiesimo derby del basso Lazio è tutto gialloblu. Partita difficile da decifrare: Latina meno aggressiva dei canarini e Danilevicius latitante. Arbitro bocciato

È stata una giornata faticosa quella di oggi perché non si è seguita la cronaca di una partita come le altre, ma di un derby. Non sono dettagli. A un certo punto seguire le azioni che si susseguono in campo diventa quasi secondario, essendo letteralmente trasportati dagli eventi, dall’apprensione per un risultato che non si riesce a ribaltare, dalla speranza di riacciuffare le sorti della partita proprio all’ultimo secondo, quando fino a poco tempo prima sembrava tutto irrimediabilmente compromesso; ci si mette pure lo pseudo collega che ti siede accanto: “Mi auguro comunque che la tua squadra possa vincere il campionato”… Insomma: si viene travolti da un turbinio di emozioni tutte assolutamente da controllare (con calma e sangue freddo) nonostante l’adrenalina, che piano piano sale.

Ma fatto questo breve preambolo si deve parlare anche di contenuti tecnici e di spunti, che questa partita ha fornito in grande quantità. Tanto per cominciare interessa capire perché il Latina abbia perso; una squadra così, lanciatissima in classifica, al cospetto di un Frosinone generoso e con delle ottime individualità (vedi Aurelio), ma effettivamente una spanna sotto l’organico di Fabio Pecchia. La risposta è presto detta. Un derby (proprio perché non si tratta di una partita come le altre) va giocato col coltello tra i denti, sin da subito. Di questo va dato atto al Frosinone, di aver azzannato questo coltello molto di più a partire dal fischio d’inizio; il primo gol è giunto al 5’, grazie a un’invenzione personale di Aurelio (tiro dai 20 m su assist diretto del portiere Zappino, tra l’altro in sospetto fuorigioco). Ma già da prima l’ala campana dei canarini aveva fatto capire quale sarebbe stato l’andazzo di giornata, con una rapidissima serpentina sulla fascia che aveva ubriacato mezza difesa pontina. Questo il movente psicologico. Va indagato più nello specifico il problema tecnico. Il Latina, come al solito, si fa preferire dal punto di vista della manovra e del possesso palla; quello che manca è la cosa che più ricorre naturale nel gioco del calcio: il tiro in porta. Non se ne vedono. Là davanti il vecchio zar Danilevicius è davvero ben poca cosa: non si rende mai pericoloso (pur non disdegnando in volontà) e sbaglia spesso in appoggio. Non si capisce da dove scaturisca il problema: il modulo? L’intesa con gli altri attaccanti? L’approccio al ritmo diverso che impone una serie minore come la Lega pro? Avremo risposte nel breve periodo, questo è certo. Altrettanto certo, in questo momento, è che in panca scalpita (e finalmente) un attaccante ritrovato come il brasiliano Jefferson. Al 7’ del secondo tempo il venticinquenne di Guarhulos rileva l’evanescente zar e subito dà il suo apporto alla causa mettendoci il fisico, e spostandosi su tutto l’arco del tridente offensivo (una volta al centro, una volta sulla sinistra). Al 44’del secondo tempo è grazie a lui che si rianimano le speranze degli oltre 800 pontini sopraggiunti al “Matusa” (nel frattempo ammutoliti dal 2-0, ma non per questo giustificati); riesce agilmente a superare l’esile Amelio nel corpo a corpo, si coordina, e lascia partire un destro dai 30 m di controbalzo (su lancio dalle retrovie) che supera l’impotente Zappino. Da due giornate a questa parte sembra che sia tornato il Jefferson della scorsa stagione. Questo eurogol, poi, lascia ben sperare per l’immediato futuro.

Comunque non sempre le partite si perdono per cause imputabili a se stessi. Ci sono fattori esterni, imparziali (per carità), ma pur sempre influenti. Quest’oggi l’arbitro Aureliano di Bologna non ci pare abbia tenuto salda la bacchetta d’orchestra. E quando l’ha utilizzata sono arrivate le dolenti note. Al 10’ del primo tempo Cottafava cerca “Kola” in area; la palla viene spizzicata da Blanchard che la indirizza verso Zappino. Ma la pantera “Kola” è in agguato e anticipa il portierone brasiliano che ‘ripaga’ il nigeriano stendendolo a terra. Tutto regolare per l’abritro (noi qualche perplessità l’abbiamo). Per il resto troppo poco polso per tenere un derby così concitato. In campo se le sono promesse e date di santa ragione. Soprattutto Aurelio e Cejas hanno dato vita a un duello rusticano fin troppo sopra le righe; 2 espulsi e 8 ammoniti sono numeri che non devono ingannare: l’arbitro non è stato in grado di tamponare al meglio le tante emorragie scoppiate in campo. A sfavore del direttore di gara annotiamo inoltre un fallo palese, al 15’, non ravvisato su “Kola” lanciato a rete (probabilmente fuori area) e l’espulsione di De Giosa per la trattenuta su Blanchard al 37’ (fallo giusto, ma l’ammonizione non si spiega). Dunque che il Latina sia stato bruttino va sicuramente detto, ma bisogna considerare proprio tutto ai fini di un’analisi onesta.

Una nota lieta da annotare per il Latina comunque c’è e va detta. A fine partita si attende trepidanti l’arrivo dei protagonisti in sala stampa, e quando si presenta mister Pecchia stupisce l’aplombe di quest’uomo (che pare) per niente scalfito dalla bruciante sconfitta. Forse perché l’Avellino non ha superato il Latina in classifica ... Sarà. A ogni modo la sua analisi è molto lucida e serena. Non è per niente preoccupato il tecnico di Lenola, è sempre lui: pragmatico, stringato, e coi piedi ben piantati a terra. Ce ne accorgiamo quando gli si fa notare che i punti in classifica rimangono 43 e che l’Avellino ha pareggiato con il Perugia. Lui annuisce e ribatte: “Io sto pensando solo all’Andria” (Latina-Andria di domenica prossima, ndr).

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Latina, perché hai perso il derby? L’approfondimento

LatinaToday è in caricamento