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Mascherine obbligatorie all’aperto, D’Amato: “Sempre importanti”. Bassetti: “Sono perplesso”

Il tema torna attuale dopo l’ordinanza del sindaco di Aprilia. Per l’assessore regionale per limitare l'aumento dei casi "sarebbe importante introdurre l'obbligo a prescindere dal colore di una regione”. Non è dello stesso parere il primario di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova

Resterà in vigore almeno per una settimana l’obbligatorietà della mascherina anche all’aperto ad Aprilia, la misura disposta dal sindaco Antonio Terra - in accordo con le autorità sanitarie - che ieri ha firmato un’apposita ordinanza. Il provvedimento è arrivato dopo la riunione che si è tenuta in Prefettura alla luce dell’importante aumento dei contagi da coronavirus che sono stati registrati nella città del nord della provincia pontina nelle ultime settimane. Gli ultimi dati ufficiali resi noti proprio dal Comune parlano di circa 450 attuali positivi, mentre i casi nelle ultime 24 ore sono stati 3, come fatto sapere dalla Asl con il bollettino di oggi.

“I dati registrati negli ultimi giorni rappresentano per noi un campanello d’allarme – ha detto il primo cittadino – la situazione non presenta ancora criticità così ampie da giustificare zone rosse o interventi drastici. Ma è chiaro che occorre la massima collaborazione da parte di tutti, perché l’epidemia non è finita e un eventuale aggravamento dei dati potrebbe comportare nuove chiusure, con un impatto drammatico sull’economia della Città, proprio ora che ci avviciniamo al Natale”.

E per il ripristino dell’obbligatorietà della mascherina anche all’aperto ha spinto anche la Regione Lazio. Una misura che, secondo l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato, per limitare l'aumento dei casi positivi "sarebbe importante introdurre a prescindere dal colore di una regione”. Con queste parole D’amato si è espresso oggi in un’intervista al quotidiano Il Messaggero. Intervista in cui ha parlato anche di vaccini. "Registriamo troppi casi di infezione tra chi è stato vaccinato da più di sei mesi e, tra di loro, ci sono situazioni molto gravi - ha aggiunto -. Non va bene. Bisogna cambiare strategia, imitare il Regno Unito e offrire la terza dose prima, a cinque mesi dalla seconda - ha proposto l'assessore -. Aspettare la conclusione del periodo di sei mesi è rischioso, l'immunità non scende all'improvviso, si tratta di un processo graduale”.

Sul tema “mascherina all’aperto”, che dopo la decisione di Aprilia è tornato estremamente attuale, non tutti sono concordi con il ripristino dell’obbligatorietà. "A me queste fughe in avanti fanno un po' paura” ha detto Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, intervenuto ad Agorà su Rai3. Bassetti si è detto “francamente perplesso del fatto che in un comune si possa decidere di mettere la mascherina all'aperto, dopo che è stato ampiamente dimostrato che" indossarla in assenza di assembramenti "ha un significato del tutto limitato”, e non è d’accordo con “il ripristino in un comune singolo della mascherina all'aperto, basandolo unicamente sull'indice Rt". "Non commettiamo errori che abbiamo già commesso. Bisogna che guardiamo non tanto l'indice Rt, quanto gli ospedali, se sono pieni, se sono vuoti. Se ci basiamo unicamente sull'Rt - ha poi concluso Bassetti - facciamo un gran papocchio”.

Sulla possibilità di un ritorno all'obbligo della mascherina all'aperto, come accaduto nel comune di Aprilia a causa di un rialzo dei contagi, è intervenuto questa mattina anche il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, ospite di Radio Anch'io su Rai Radio 1. Una misura questa che, ha detto Costa, ”non è ancora sul tavolo" del Ministero. "Valuteremo nelle prossime settimane. Se ci sarà bisogno di restrizioni ci prenderemo la responsabilità, ma a oggi non è il tema".

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