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Il rapporto

Come vivono i bambini del Lazio? I dati su servizi, povertà e aspettative di vita in buona salute

A scattare una fotografia sulla situazione in tutta la regione la XIII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia dal titolo “Come stai?”, presentato da Save the Children

Come vivono i bambini nel Lazio? A provare a dare una risposta questa che domanda, complessa, è stata Save the Children. L’organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro nella giornata di ieri ha presentato la XIII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Come stai?”, con una forte denuncia sull'impatto che le disuguaglianze socio-economiche, educative e territoriali hanno su salute e benessere psico-fisico dei più piccoli. Diffuso in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, l’Atlante prova così ad esplorare la salute dei bambini dal momento della nascita fino all’età adulta. 

Come emerge dal report, nel Lazio la speranza media di vita alla nascita nel 2021 si attesta a 82,6 anni (in linea con la media nazionale che è di 82,4), ma l’ultimo rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile evidenzia una differenza maggiore rispetto all’aspettativa di vita in buona salute, che nel Lazio è di 61,4 anni, con un divario di quasi 6 anni rispetto alla provincia di Bolzano che ha quella più alta (67,2). Secondo gli ultimi dati disponibili e riferiti a prima della pandemia, poi, il tasso di mortalità infantile (entro il primo anno di vita) era di 2,39 ogni 1000 nati vivi nel Lazio, un dato che è peggiore rispetto al tasso dell’1,45 della Toscana, mentre le punte negative in Italia si registrano in Sicilia (3,34) e in Calabria (4,42). 

I servizi di sostegno alla genitorialità 

Nonostante il crollo demografico – con meno di 400mila bambini in media nati nel 2021 (6,5 il numero di bambini nati ogni 1000 abitanti nel Lazio) – mancano all’appello sui territori 1.400 pediatri di base e la media di bambini under14 assistiti per pediatra è pari a 799 nel Lazio (883 la media nazionale che supera il limite massimo stabilito per legge di 800 assistiti). Nei servizi di sostegno alla genitorialità, già prima del Covid19, il numero dei consultori familiari si era andato assottigliando: tra il 2014 e il 2020 c’è stata una riduzione di oltre il 6% del numero di centri attivi e nel biennio 2018-19 nel Lazio erano solo 133 (di cui solo 61 dotati di un’équipe completa multiprofessionale come indicato dalla legge) con un bacino di utenza  per singola struttura di 44.058 persone, più del doppio dei 20.000 stabiliti dalla legge e più alto dei 32.325 della media nazionale. Gli effetti peggiorativi della pandemia sono evidenti anche nel crescente disagio mentale di preadolescenti e adolescenti: in 9 regioni italiane oggetto di monitoraggio, tra cui il Lazio, i ricoveri per patologia neuropsichiatrica infantile sono cresciuti in media del 39,5% tra il 2019 e il 2021 (prime due cause, psicosi e disturbi del comportamento alimentare), mentre in tutto il Paese si contano solo 394 posti letto in degenza in questi reparti, 48 quelli nel Lazio.

Nel Lazio un bambino su 4 non pratica sport e il 23% è obeso

Nel Lazio, emerge ancora dal report, il 23,5% dei bambini tra i 3 e i 17 anni non pratica mai sport, un dato lievemente inferiore alla media nazionale del 24,7% mentre quelli in sovrappeso o obesi sono 23,6%. Per quanto riguarda l’accesso alla mensa scolastica per gli alunni della primaria il dato varia da provincia a provincia ed il più alto è a Roma e si attesta al 91%, ben meglio della media nazionale che arriva al 53,5%. Decisamente di segno opposto la situazione nel territorio pontino dove mangiano a mensa solo il 13,7% degli alunni della scuola elementare; per quanto riguarda le altre province il dato sale al 27,5% a Frosinone, il 31,3% a Viterbo e oltre la metà a Rieti (55%).

I primi cento giorni  

La maggior parte delle situazioni critiche in questa fase cruciale sembra essere legata alle difficoltà socioeconomiche dei genitori, con evidenti disuguaglianze territoriali e non solo. Nel Lazio i minori in povertà relativa sono il 14%, ben al di sotto della media nazionale del 22%. Altro tema affrontato quello dell’accesso dei bambini sotto i 3 anni agli asili nido pubblici o convenzionati con una percentuale che se in Italia è solo del 13,7%, sale al 17,3% nel Lazio, un livello comunque inferiore alle regioni più virtuose come Emilia Romagna e Provincia Autonoma di Trento che superano il 28%. Un dato con ampie disparità tra le province: in quella di Roma 1 bimbo su 5 frequenta un servizio finanziato dai Comuni, in provincia di Viterbo 1 su 7, in provincia di Rieti 1 su 10 e a Latina e Frosinone solo 1 bimbo su 15. La spesa media pro-capite per i servizi alla prima infanzia dei Comuni nel Lazio si attesta poi a 1.828 euro, il doppio della media nazionale di 909 euro, poco al di sotto dei 1.996 in Emilia Romagna. 

Salute e benessere tra i 3 e i 10 anni 

È, però, “tra i 3 e i 10 anni che entra in gioco in modo prepotente l’effetto dell’ambiente che circonda i bambini” spiega Save The Children. E allora, ecco che nella regione, i capoluoghi di provincia hanno una media di soli 21,7 metri quadrati di verde urbano per abitante contro i 31 della media in Italia ed è inferiore alla media nazionale anche la percentuale di scuole prive di barriere per alunni con disabilità motoria, 28,8%, contro il 32% medio nel Paese. 

Gli adolescenti in Italia 

Gli adolescenti, spiega Save The Children, “vivono la fase di transizione più delicata della vita, che la pandemia ha messo ancor più a dura prova. Secondo un recente studio svolto in Italia tra 30mila studenti delle scuole superiori e dell’università, più di 1 su 4 nei primi mesi del  2022 ha avuto esperienze di disturbi alimentari (28%), il 15,5% atti di autolesionismo, il 10% ha fatto uso di droghe, il 12% di alcol in quantità eccessive. In Italia, i ricoveri in ospedale per cause legate ai disturbi del comportamento alimentare sono triplicati tra il 2019 ed il 2021, e nel 2022 l’età di esordio di queste patologie è scesa a 11-13 anni”. Anche l‘isolamento volontario riguarda un numero significativo di adolescenti. Al netto dei limiti imposti dalle restrizioni per il Covid19 e delle uscite per andare a scuola, il 5,6% degli studenti in Italia riferisce di non lasciare mai la propria casa o la propria stanza per attività extrascolastiche. Nel Paese poi, nel 2021, fumava circa un adolescente tra i 14 e i 19 anni su 10 e oltre mezzo milione di studenti (21%), sempre nel 2021, ha consumato bevande alcoliche fino al punto di barcollare, non riuscire a parlare correttamente, vomitare o dimenticare l’accaduto e per circa 15mila di loro è stato un comportamento frequente. Tra le nuove forme di dipendenza, oltre 350mila studenti a livello nazionale hanno un profilo di rischio per l’uso di Internet, e sta crescendo sensibilmente il numero di vittime (46%) e persecutori (29%) del cyberbullismo, mentre la  percentuale di chi presenta un elevato rischio di gaming problematico sfiora in Italia il 30%, ben sopra alla media europea (20%). Un tema sensibile per la salute degli adolescenti infine è quello dell’educazione sessuale. "Nonostante l’OMS individui nell’educazione alla sessualità a scuola un fattore di protezione anche rispetto agli abusi sessuali, l’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione europea (insieme a Bulgaria, Croazia, Lituania e Romania) nei quali questi corsi non sono obbligatori". Importanti sono anche le problematiche di salute dei bambini e degli adolescenti che affrontano le migrazioni: nel caso dei minori stranieri non accompagnati, che in Italia sono circa 17 mila, e provengono per il 32% dall’Ucraina, si segnalano depressione e disturbo post traumatico da stress nei primi anni dopo il reinsediamento, per i traumi e le violenze spesso subite nella fuga dal loro Paese e in un viaggio che può durare mesi o anche anni.
 

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