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Buoni spesa: 4mila domande a Latina. La nuova povertà che bussa ai servizi sociali

I dati sulla misura di sostegno erogata dai Comuni aprono uno scenario inquietante: si tratta di circa 12mila persone che hanno bisogno di sostegno

E’ trascorso un mese esatto dall’annuncio dei buoni spesa, il contributo economico erogato dai Comuni a cittadini e famiglie che si trovano in stato di bisogno e indigenza a causa dell’emergenza legata al coronavirus. Un’emergenza che è tutt’altro che finita e che promette di lasciare lunghi e pesanti strascichi nell’economia e nella vita sociale. A un mese dall’avvio delle procedure per le richieste, sono i numeri a parlare: poco meno di 4mila domande pervenute al Comune e oltre 1.400 già lavorate dagli uffici. Di queste, 1.300 sono state accettate e completate con l’erogazione dei buoni e meno del 10% scartate per mancanza dei requisiti. Per le altre ancora in attesa gli uffici continuano a lavorare a ritmo serrato. Ma nelle more della conclusione delle pratiche, è stato attivato il servizio di volontariato della consegna di pacchi alimentari e di beni di prima necessità, gestito dalla Croce Rossa, per altre mille famiglie, che al momento vanno quindi aggiunte alle 1.300 che hanno già ricevuto il bonus spesa. Il totale è di 2.300 nuclei che, di fatto, sono stati presi in carico dai servizi sociali del Comune capoluogo dall’inizio dell’emergenza sanitaria ad oggi, perché è chiaro che il bonus da solo non risolverà i problemi. E i numeri crescono di giorno in giorno.

L'analisi dei numeri: chi sono le persone che hanno richiesto i bonus 

A spiegare cosa sta accadendo è l’assessore al Welfare Patrizia Ciccarelli, che fornisce un quadro più chiaro e completo di cosa c’è dietro ai numeri. “Sono per la maggior parte persone che non erano conosciute ai servizi sociali - spiega – C’è da dire che da un lato non sempre la richiesta del bonus è strettamente legata a un dato economico, qualche volta è legata invece alla paura di non farcela. Ma un dato su tutti è certo: questa situazione di emergenza ha fatto emergere gli effetti drammatici di un’economia ancora fortemente basata sul lavoro nero, sia quello dei cittadini che quello a cui fanno ricorso le imprese”. Dietro le 4mila richieste arrivate agli uffici ci sono dunque storie di lavoratori “invisibili” tagliati fuori anche dagli ammortizzatori sociali, cassa integrati che arrontondavano con altre piccole attività in nero e cittadini che purtroppo si sono ritrovati senza più un lavoro e per i quali l’ammortizzatore sociale non è sufficiente.

L'esercito che bussa ai servizi sociali

“Dobbiamo ora cogliere questa opportunità per regolarizzare il lavoro – spiega ancora l’assessore Ciccarelli – La piattaforma del bonus spesa, attraverso il sistema di interviste che abbiamo approntato, ci consente di acquisire un bagaglio enorme per i servizi sociali. Il dato resta, così come schede e fascicoli che segnalano le maggiori urgenze. Il rapporto con queste persone apre uno scenario molto complesso da gestire”. Del resto i numeri non sono solo quelli che appaiono. Le 4mila domande per il bonus spesa arrivano infatti da famiglie, la gran parte dei quali con minori. Con una media dunque di tre componenti per ogni nucleo, si arriva a un totale di 12mila persone circa, che ora hanno bisogno di sostegno. “Questo è un numero che, se rapportato alla popolazione di Latina, fa tremare i polsi”, analizza l’assessore.

Prima della pandemia il reddito di cittadinanza

Prima della pandemia circa 3mila persone nel capoluogo percepivano già il reddito di cittadinanza, spesso però accompagnato per da altre forme di sostentamento. Tra queste, 800 persone componevano una platea che i servizi sociali definivano “a bisogno complesso”. “E già questo – spiega Patrizia Ciccarelli – era un numero che faceva paura, E proprio mentre ci occupavamo di questo, è arrivata la pandemia e la valanga delle 4mila domande. Una parte di queste arriva certamente da chi già percepiva il reddito di cittadinanza, ma il resto è una platea sconosciuta che ora fa i conti con un sistema che l’emergenza sanitaria ha fatto crollare. Alla lunga questo concetto di welfare non sarà più sostenibile, va ripensato e rimodulato insieme a misure di sostegno più strutturali”.

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