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Coronavirus, D’Amato: “Nel Lazio il picco atteso nella terza settimana di gennaio”

Le parole dell’assessore regionale alla Sanità che sul rischio di un passaggio in zona arancione aggiunge: “Non si può escludere, siamo prudenti dipende dall'andamento dell'incidenza e dalla capacità di vaccinare”

Resta alta l’attenzione nella provincia di Latina come in tutto il Lazio dopo che la curva dei contagi da coronavirus, con la fine del 2021 e l’inizio del 2022 ha conosciuto un importante impennata. L’incidenza nelle ultime settimane è cresciuta di molto con il conseguente aumento della pressione sulle strutture ospedaliere. Ma il picco dei contagi non è ancora stato raggiunto, come ha spiegato l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato intervenuto ieri a margine della visita della ministra degli Affari Esteri della Germania, Annalena Baerbock, all'hub vaccinale del Parco della Musica a Roma.

"Nel Lazio ci aspettiamo il picco di casi nella terza settimana di gennaio - ha detto D’Amato - I nostri tecnici ci dicono che entro il mese ci sarà la curva del picco, un segnale da guardare con attenzione".

Sul rischio che il Lazio passi dalla zona gialla a quella arancione l'assessore ha chiarito che "non si può escludere, siamo prudenti dipende dall'andamento dell'incidenza e dalla capacità di vaccinare”. Ricordiamo infatti che per passare dalla zona gialla all’arancione l’incidenza deve essere superiore ai 150 casi ogni 100mila abitanti e la percentuale di occupazione dei posti letto deve essere superiore al 20% nelle terapie intensive e del 30% nei reparti di area non critica.

Allo stato attuale, secondo gli ultimi dati ufficiali resi noti dalla Regione con il bollettino del 7 gennaio, l’incidenza è arrivata a 820 casi per 100mila abitanti, mentre l’indice Rt è stabile a 1.06. Sul portale Arenas sono riportati invece i dati relativi all’occupazione dei posti letto aggiornati a ieri 10 gennaio: stabile la percentuale nelle terapie intensive dove resta del 21%, in aumento di un punto quella invece nei reparti ordinari dove sale al 24%. La classificazione complessiva del rischio, per il Lazio, è “alta”.

"Non possiamo che ribadire a tutti di vaccinarsi, perché due anni fa non c'erano le cure, non c'era il vaccino e quell'ondata drammatica era legata ad un fatto imprevedibile. Ma oggi il modo di non intasare gli ospedali c'è, è il vaccino. C'è un atto anche un po' di egoismo: non ci si rende conto che così si danneggia se stessi ma anche gli altri e sicuramente i tanti medici, infermieri, operatori della sanità che da due anni, tutti i giorni, stanno facendo i conti con questa malattia che questa volta, purtroppo va detto, si poteva evitare” ha detto invece il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. "I dati delle terapie intensive e dei ricoveri mostrano, nella stragrandissima maggioranza, che si tratta di persone non vaccinate. Quindi noi abbiamo gli ospedali pieni perché le persone non si sono vaccinate o si sono vaccinate in ritardo. Con il profondo del cuore ribadisco: vacciniamoci, vaccinate i vostri figli". 

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