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Epatite acuta di origine sconosciuta nei bambini, gli esperti: “Nessun allarmismo”

Invitano alla cautela Lubrano, primario di Pediatria all'ospedale Goretti di Latina dove è stato curato il bambino di 8 anni, e il direttore generale dell'Inmi Spallanzani di Roma Vaia. A Roma ricoverata una bimba di 8 mesi

Invitano alla cautela e a non cadere in facili allarmismi gli esperti dopo i casi, sospetti e non, di epatite acuta pediatrica di origine sconosciuta nel Lazio. Uno di questi nella provincia di Latina ha interessato un bambino di 8 anni che dopo essere stato ricoverato e curato all’ospedale Santa Maria Goretti nelle scorse settimane è stato dimesso e ora sta meglio.

"Non è facile fare una diagnosi e nel caso del bambino curato all'ospedale di Latina abbiamo mandato il siero anche allo Spallanzani di Roma. E ora stanno lavorando all'analisi genomica. Servono tempo e dati. Oggi il bambino sta bene, ha solo una 'bronchitella' ma le transaminasi sono tornate nella norma ed è stato già dimesso” ha detto all’Adnkronos Salute Riccardo Lubrano, primario del reparto di Pediatria all'ospedale Goretti di Latina, dove il piccolo è stato curato, e professore associato del Dipartimento di Pediatria dell'Università Sapienza di Roma.

“Il messaggio che voglio dare agli altri genitori è di stare tranquilli e se ci sono sintomi strani nel bambino, come diarrea e vomito, comunicarlo al proprio pediatra che saprà cosa fare” ha aggiunto Lubrano. “L'epatite acuta dei bambini è come un iceberg" di cui vediamo la punta "di una malattia complessa ma il trapianto di fegato rimane una eventualità rara” ha detto ancora il professore. Sui casi analoghi registrati in Italia e nel resto del mondo "sappiamo poco e su questo serve grande onestà, nel nostro caso ad esempio non era presente l'adenovirus - ricorda Lubrano -. Si tratta di epatiti che sono sempre state diagnosticate anche prima della pandemia. Per ora per capire l'origine dobbiamo aspettare i dati che arriveranno dal Regno Unito, il paese più colpito. Poi servirà uno studio epidemiologico per stabilire che tipo di fenomeno abbiamo davanti”.

Dello stesso avviso anche il direttore generale dell'Inmi Spallanzani di Roma Francesco Vaia. “Non dobbiamo assolutamente allarmarci ma la situazione va seguita - ha spiegato -. Credo che in questo momento la cosa intelligente, visto che la fascia d'età interessata va da un mese a 16 anni, è quella di predisporre un accordo strategico tra l'ospedale pediatrico Bambino Gesù e lo Spallanzani per mettere insieme eccellenze ed expertise per arrivare insieme a capire bene cosa sta succedendo, l'origine di queste epatiti e la gestione clinica dei pazienti. Al Seresmi dell'Inmi Spallanzani, sono arrivate ad oggi due segnalazioni di una bambina di 8 mesi ricoverata al Bambino Gesù e un'altra di due anni, ricoverata, ma che sta bene ed è a casa. Questi due casi si aggiungono al bambino di Latina che sta bene. Ora in tutti i casi che ci sono in questo momento non è certa l'eziologia, non sappiamo la causa. E' chiaro che dopo il Covid è aumentata l'attenzione e la sensibilità di tutti sulle malattie infettive, quindi quella dei genitori - ha poi concluso - è una preoccupazione legittima ma non deve destare allarme ma deve spingere la comunità scientifica a fare presto e l'accordo tra Bambino Gesù e Spallanzani va in questa direzione”.

Proprio sul caso della bambina di 8 mesi si è espresso anche l’assessore regionale alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato. ”È in corso un approfondimento dell'indagine epidemiologica. Nessun allarmismo, ma rimane alto il livello di attenzione del Sistema regionale di sorveglianza delle malattie infettive. Si tratta del secondo caso autoctono nella nostra regione", ha spiegato l’assessore. 

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