rotate-mobile
Il documentario

Dalla bonifica della palude pontina alla prigionia in Germania: la storia di Nildo Menin raccontata da suo nipote

Il documentario “Il ragazzo con il libro sotto il braccio" del giovane regista pontino Simone Menin in onda su History Channel (411 di Sky) domenica 28 agosto: un racconto taciuto per decenni e infine consegnata alla memoria storica, da un nonno al nipote

Racconta un pezzo di storia italiana, quello di uno delle migliaia di IMI, gli Internati Militari Italiani della Germania nazista, “Il ragazzo con il libro sotto il braccio", il documentario del giovane regista pontino Simone Menin che domenica 28 agosto alle 21.50 sarà trasmesso in esclusiva su History Channel (411 di Sky). Una storia taciuta per decenni e infine consegnata alla memoria storica, da un nonno al nipote, quella di Nildo Menin, un ragazzo di 19 anni, che durante la seconda guerra mondiale viene strappato dalla sua terra e messo su un treno con destinazione sconosciuta; è lui uno delle migliaia di IMI secondo la definizione che le autorità tedesche attribuiscono ai soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori della Germania nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell'armistizio dell'Italia, l'8 settembre 1943. 

Perché la storia “non è solo scritta sui libri; spesso riposa tra le mura della nostra casa, tra vecchi scatoloni pieni di fotografie in bianco e nero, cartoline perse dentro i libri sugli scaffali più in alto delle nostre librerie, e soprattutto nella memoria di chi fa parte della nostra famiglia e magari tiene per sé quello che crede non importi a nessuno, fatti troppo lontani, forse troppo dolorosi da ricordare”.

“Il ragazzo con il libro sotto il braccio”, opera prima di Menin, prodotto da Wow Tapes, non è solo la ricostruzione delle vicende di Nildo Menin, uno delle migliaia degli IMI (Internati Militari Italiani) costretto a lavorare per la Germania nazista alla fine della seconda guerra mondiale, ma è soprattutto la storia di un nipote che crede di conoscere tutto della vita del nonno e che invece scopre che il suo passato più remoto gli è del tutto sconosciuto e che il tempo che resta per scoprirlo e per farselo raccontare, è poco.

“Sapevo che il nonno Nildo era stato un carabiniere in gioventù, che aveva vissuto gli anni della bonifica della palude pontina e del regime fascista, ma non come fosse finito in Germania e perché fosse stato prigioniero racconta Menin -. Anche mio padre ne sapeva poco o nulla, perché di questi argomenti non si era mai parlato in famiglia. Un giorno il nonno mi disse di avere un diario che aveva scritto durante la prigionia, lo fece leggere a me per primo. Ho iniziato così a studiare la storia degli IMI, mettendo in relazione le storie scritte da Nildo con le testimonianze storiche di altri sopravvissuti; si è aperto per me un mondo nuovo, e ho iniziato a scoprire una storia invisibile che per troppo tempo era rimasta nascosta e che doveva essere raccontata. Nonno è scomparso poche settimane dopo aver visto insieme a me il documentario, come se avesse sentito che, una volta rivista tutta la sua vita e averla affidata alla mia memoria, abbia sentito di potersene andare, a 98 anni”.

Simone, grazie al racconto del nonno davanti alla telecamera e al suo diario di prigionia, ha scoperto la storia di un ragazzo veneto di 19 anni del secolo scorso che ha partecipato alla bonifica della palude pontina, poi strappato dalla sua vita e costretto ai lavori forzati in Germania nelle condizioni più umilianti; il suo diario, nascosto per decenni, gli ha rivelato la tenacia del nonno che, anche sotto ai bombardamenti, ha continuato imperterrito a scrivere le sue memorie, l’arma più potente contro chi voleva togliergli la sua umanità. Nildo racconta in video e nel suo diario la vita da internato, la lotta quotidiana per sopravvivere, la bizzarra società alternativa che si crea all’interno del campo, ogni singolo bombardamento, ogni volta che riesce a procurarsi un pezzo di pane in più.

Il documentario – prodotto dalla Wow Tapes di Simone Menin e dei soci Fabio Reitano, Giuseppe Lombardi e Chiara Sardelli - ha il sapore speciale delle riprese fatte in casa, con i rumori e le voci di fondo e lo stile informale che rappresenta lo spirito di un dialogo tra due generazioni che sembrano oggi lontanissime, ma che cercano un punto di incontro. "History Channel è da sempre impegnato nel racconto inedito della storia italiana, e questo spirito di ricerca viene ulteriormente celebrato nella storia raccontata ne ‘Il Ragazzo con il libro sotto il braccio’, incredibile esempio di perseveranza e forza umana del protagonista Nildo Menin - commenta Simone D’Amelio Bonelli, VP Regional Director di History Channel -. Siamo felici di poter collaborare con una realtà giovane come WOW Tapes e di poter dare luce a storie così importanti per la memoria del nostro paese. Il nostro pensiero va inoltre alla grandissima testimonianza portata in video da Nildo Menin, recentemente scomparso dopo le riprese".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Dalla bonifica della palude pontina alla prigionia in Germania: la storia di Nildo Menin raccontata da suo nipote

LatinaToday è in caricamento