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Il caso / Aprilia

Chiede lo stipendio e viene picchiato dall'imprenditore: risarcimento al bracciante

La vittima, un ragazzo indiano impiegato in un'azienda del territorio, era stata picchiata dal datore di lavoro. Il processo penale ancora in corso

Un procedimento civile durato due anni nei confronti di un agricoltore di Aprilia che aveva minacciato e picchiato un bracciante indiano che gli aveva chiesto il legittimo pagamento del suo compenso. Il caso era stato segnalato alla Uila dal rappresentante della comunità indiana del Lazio Gurmuk.

Per quella vicenda ora si è concluso il procedimento davanti al giudice di pace di Latina e al bracciante vittima dell'aggressione è stato offerto un risarcimento per la mancata retribuzione che gli era dovuta per il lavoro svolto nell'azienda agricola e anche per i danni morali e materiali subiti in seguito all'aggressione.  Resta invece ancora aperto il processo penale per caporalato e sfruttamento, promosso dalla procura della Repubblica nei confronti del datore di lavoro. 

"Due anni e mezzo sono un tempo lunghissimo - commenta il segretario della Uila di Latina Giorgio Carra - ma come organizzazione sindacale siamo soddisfatti per il risultato raggiunto, anche perché ha dimostrato che, attraverso un'adeguata assistenza sindacale, anche i lavoratori sfruttati possono sperare di vedere sanzionati i datori di lavoro, riconosciuti i loro diritti e soprattutto essere risarciti".

La vicenda risale al settembre del 2020, quando Singh Inderbir, un giovane bracciante agricolo residente nel comune di Aprilia, fu aggredito e minacciato dall'imprenditore presso cui lavorava dopo aver chiesto ddi essere pagato. "La Uila fu immediatamente coinvolta dal responsabile della comunità indiana del Lazio Singh Gurmuk e, dopo aver accompagnato il ragazzo al pronto soccorso - spiega ancora Giorgio Carra - è rimasta sempre al suo fianco, fornendo tutta l’assistenza legale necessaria attraverso l’avvocato Michele Saveriano incaricato dal sindacato. Il problema principale nelle situazioni di sfruttamento e caporalato è la difficoltà e i tempi biblici necessari per riuscire a far valere i diritti salariali, previdenziali e assistenziali dei lavoratori coinvolti - continua il sindacalista - Questi ritardi minano profondamente la fiducia dei lavoratori nella possibilità di denunciare gli sfruttatori e ottenere un risarcimento. Purtroppo mancano ancora nella legislazione, dei tasselli essenziali a garantire queste certezze. È un problema che tutti i progetti promossi da soggetti istituzionali e privati nell’ambito dei tanti finanziamenti pubblici previsti dal piano nazionale contro il caporalato, non hanno mai affrontato”.

“Nel salutare il positivo risultato raggiunto per Singh Inderbir, grazie all’impegno e al sostegno della Uila-Uil - aggiunge il segretario generale Stefano Mantegazza - ribadiamo con forza la necessità di introdurre delle norme che prevedano la possibilità per i lavoratori di ottenere, in tempi brevi, la mancata retribuzione. Pensiamo, ad esempio, alla costituzione di un fondo di garanzia gestito dall’Inps che, a seguito di una diffida accertativa emessa dai servizi ispettivi, intervenga a favore dei lavoratori erogando loro il credito accertato, senza doverli costringere a inseguire questo diritto attraverso complicate e lunghe procedure legali”.

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