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Cronaca

Caporalato, migranti sfruttati: smascherato il sistema di coperture. In manette sindacalista e ispettore

Tra gli arrestati nell'operazione della polizia anche il segretario della Fai Cisl e un ispettore del lavoro. Cinquanta gli indagati tra imprenditori e commercialisti

Sei arrestati, altri 50 indagati a piede libero e un sistema di sfruttamento del lavoro organizzato e fruttuoso che consentiva guadagni facili per tutti, ma a scapito di centinaia di lavoratori. I migranti stranieri, almeno 500 quelli accertati nel corso delle indagini, venivano reclutati in alcune zone della città di Latina. Nelle prime ore della mattinata si raccoglievano nelle campagne di Priverno, Sezze e Latina o lungo via Epitaffio, a Latina Scalo, e restavano in attesa dei pulmini che li trasportavano nelle aziende agricole della provincia. Ammassati anche in 20 all'interno di camion e furgoni che ne potevano contenere non più di otto-dieci. Alcuni, soprattutto africani, provenivano dai centri di accoglienza straordinaria ed erano in attesa del riconoscimento della protezione internazionale. Altri provenivano da altri Paesi e pur di lavorare accettavano di sottostare a qualunque condizione. Il sistema era uguale per tutti: 12 ore di lavoro nei campi, paghe pari un terzo delle ore effettivamente lavorate, costretti a iscriversi al sindacato, minacciati di licenziamento.

Chi sono gli arrestati

Il "livello superiore": sindacalista e ispettore del lavoro arrestati

L’organizzazione aveva ormai il monopolio del settore nelle province di Latina, Roma, Frosinone e Viterbo. L’operazione della squadra mobile di Latina e del Servizio Centrale operativo della polizia di Stato ha raggiunto questa volta un “livello superiore”, consentendo di colpire non solo chi si arricchiva sfruttando il lavoro dei migranti ma anche un vasto sistema di coperture che coinvolgeva anche chi, per obbligo giuridico, avrebbe dovuto tutelare i diritti dei lavoratori. Agli arresti sono finiti infatti un sindacalista, Marco Vaccaro, 39 anni, originario di Frosinone, segretario provinciale della Fai Cisl di Latina, e un ispettore del lavoro, Nicola Spognardi, originario di Capua, accusato di aver garantito copertura alla cooperativa Agriamici, di aver offerto consigli e indicazioni per eludere i controlli  in cambio di denaro.

Caporalato, operazione "Commodo" a Latina: 6 arresti

Le società coinvolte e l'organizzazione del sistema

Tutto il sistema però ruotava intorno alla cooperativa Agriamici e alla società Ellebi srl. La prima, formalmente intestata a Luca Di Pietro ma di fatto gestita e amministrata da Luigi Battisi e Daniela Cerroni, svolgeva le funzioni di un’agenzia di somministrazione del lavoro, pur non essendo iscritta agli albi nazionali. Reclutava gli stranieri da inviare nelle aziende agricole e faceva da intermediaria con le imprese che avevano bisogno di manodopera. La Ellebi, amministrata dallo stesso Luigi Battisti, forniva invece i mezzi  per trasportare i lavoratori nelle campagne.

Il video dell'operazione "Commodo"

I ruoli

A servirsi della Agriamici erano molte aziende agricole della provincia pontina ma anche di Frosinone, Roma e Viterbo, che tuttavia pagavano la cooperativa in modo regolare.La gran parte delle somme finivano nelle tasche di chi aveva ideato e diretto il sistema, in particolare Luigi Battisti e Daniela Cerroni. I migranti impiegati nelle campagne venivano pagati invece 4 o 5 euro l’ora e sulle loro buste paga erano segnalate tra le sette e le 12 giornate di lavoro mensili, a fronte di un impegno effettivo pari ad oltre il doppio delle ore e delle giornate lavorate.

Se Battisti e Cerroni sono considerati dagli inquirenti gli organizzatori del complesso sistema di sfruttamento e gli esecutori materiali, Marco Vaccaro e Nicola Spognardi consentivano, ciascuno per il proprio ruolo, la sopravvivenza stessa dell’organizzazione coprendo i controlli ispettivi e le denunce. Il sindacalista, in particolare, otteneva il vantaggio di far iscrivere centinaia di stranieri al sindacato, pena il licenziamento, e di occuparsi poi delle procedure per la disoccupazione, per le quali il sindacato stesso riceveva circa 40 euro per ogni pratica.

Gli indagati e le accuse

Oltre ai sei arrestati altre 50 persone risultano indagate. Tra loro ci sono imprenditori agricoli, commercialisti, funzionari e altri esponenti del mondo sindacale. Le accuse sono a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, all’estorsione, all’autoriciclaggio, alla corruzione e ai reati tributari.

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