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Cronaca

Caporalato, in aula dal gip il racconto dei lavoratori stranieri sfruttati

Incidente probatorio per l'inchiesta Commodo, ascoltati i braccianti utilizzati per le aziende agricole

Lunga udienza preliminare ieri davanti al gup del Tribunale di Latina Mario La Rosa per interrogare e mettere a verbale le testimonianze di alcuni lavoratori stranieri sfruttati nell’ambito dell’inchiesta Commodo che a gennaio ha portato in carcere sei persone.

Marco Vaccaro, sindacalista della Fai Cisl, Luigi Battisti titolare della cooperativa Agri Amici, Daniela Cerroni, Nicola Spognardi, dipendente dell’Ispettorato del lavoro, Luca Di Pietro, presidente della coop sotto indagine e Chiara Battisti, questi i nomi degli imputati, sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento, estorsione e riciclaggio.

A richiedere l’incidente probatorio erano stati i legali di alcuni di loro e i pubblici ministeri Valerio De Luca e Giuseppe Miliano, che ieri in aula hanno interrogato a lungo sia i braccianti agricoli vittime del caporalato, per evitare che ne frattempo potessero lasciare l’Italia e tornare ai propri paesi, che Luca Di Pietro. I lavoratori, nordafricani e rumeni, hanno confermato di essere pagati molto meno del dovuto (4,50 euro l’ora), di non usufruire di ferie e hanno raccontato che venivano caricati su alcuni furgoni che li portavano nelle aziende agricole che li utilizzavano. Di Pietro invece, assistito dall’avvocato Giovanni Codastefano, ha raccontato di non essere a conoscenza di quanto accadeva ma di essere soltanto un lavoratore come gli altri, pagato anche lui 4,50 euro l’ora e di avere bisogno di lavorare, non poteva permettersi di rinunciare allo stipendio. L’uomo, che si trova agli arresti domiciliari, ha ribadito di essere semplicemente un prestanome ma di non avere nulla a che fare con l’organizzazione che sfruttava i braccianti.

A metà pomeriggio l’udienza è stata aggiornata al 3 maggio prossimo per proseguire con la verbalizzazione delle testimonianze degli altri braccianti che non sono ancora stati ascoltati e per conferire l’incarico al perito che dovrà esaminare i telefoni cellulari degli indagati.

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