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I numeri allarmanti

Carcere, situazione tra le più critiche a Latina: il sovraffollamento è del 143%

I dati riferiti al 31 gennaio e resi noti da Fp Cgil Polizia Penitenziaria; quella di via Aspromonte la seconda casa circondariale più affollata nel Lazio, anche se la situazione in un anno è migliorata

Fa registrare uno dei dati più alti di tutta la regione per il sovraffollamento la casa circondariale di Latina. I dati sono stati resi noti da Fp Cgil Polizia Penitenziaria per voce del suo coordinatore regionale Ciro Di Domenico.

“Sono 5.971 i detenuti presenti nelle carceri per adulti nella Regione Lazio a fronte dei 5.290 posti disponibili con un conseguente sovraffollamento del 113%. I dati si riferiscono all’ultima rilevazione disponibile sul sito del Ministero della Giustizia aggiornata al 31 gennaio 2023. Il carcere più sovraffollato, 158% (+14% rispetto a gennaio 2022), è quello di Regina Coeli con 996 detenuti per 628 posti letto con una presenza di detenuti stranieri del 50%, la più alta della regione. A seguire il carcere di Latina con un sovraffollamento del 143%, 110 detenuti su 77 posti, che per fortuna, rispetto a gennaio 2022, ha ottenuto un decremento del sovraffollamento di quasi il 20%. Altra situazione critica per quanto riguarda il sovraffollamento, è quella della casa circondariale di Civitavecchia nuovo complesso: 486 detenuti su 357 posti, sovraffollamento al 136% e percentuale di stranieri al 49%. Per gli stranieri, altra situazione critica anche nel carcere di Rieti con oltre il 48% di presenze straniere e sovraffollamento al 112%. Situazione molto difficile - prosegue Di Domenico - anche per il fatto di essere l’istituto penitenziario con più detenuti, è quella della casa circondariale di Rebibbia intitolata al poliziotto Raffaele Cinotti che ospita 1.473 detenuti per 1.173 posti: sovraffollamento oltre il 125% e presenza di detenuti stranieri oltre il 33%. Una attenzione particolare, inoltre, va dedicata anche al carcere di Viterbo anche per la tipologia di detenuti al 41bis e Alta Sicurezza mostra dati allarmanti: 593 detenuti presenti per 440 posti, con sovraffollamento al 135% e 37% di detenuti stranieri”. 

Un tema, quello del sovraffollamento, sempre attuale quando si parla di carceri e detenuti nel territorio pontino e che nei giorni scorsi è stato affrontato anche nel corso della visita proprio nel capoluogo e proprio nella struttura di via Aspromonte da parte del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. 

“Siamo di nuovo di fronte a un trend di crescita delle presenze di detenuti in tutta Italia che il 31 gennaio scorso contava 56.127 detenuti presenti sui 51.403 posti disponibili dichiarati a cui andrebbero tolti anche quei posti non disponibili, per manutenzioni o riparazioni in corso e che l’amministrazione penitenziaria evita di comunicare al Ministero della Giustizia che pubblica quindi dati non perfettamente corrispondenti alla realtà - aggiunge Mirko Manna, coordinatore nazionale di Fp Cgil Polizia Penitenziaria -. Secondo questi dati, il sovraffollamento delle carceri italiane, al 31 gennaio, si attesta sul 109% con 31,5% di detenuti stranieri (17.687 in tutto). Un dato che dimostra una crescita di 1.993 detenuti rispetto all’anno precedente che corrispondono a un incremento del 2,5% del sovraffollamento nazionale. A subire gli effetti di questo trend di nuovo in crescita, sono le donne e gli uomini del Corpo di polizia penitenziaria che sono obbligati a sopperire, loro malgrado, a tutte le inefficienze dell’amministrazione penitenziaria e anche delle altre amministrazioni. Un esempio per tutti è la situazione delle aggressioni nei confronti dei poliziotti da parte di detenuti con problemi psichiatrici che feriscono gli Agenti e devastano le celle (quelle che poi non vengono riportate nelle statistiche). Una situazione non più sopportabile per la Polizia Penitenziaria e un danno economico non indifferente per le giornate lavorative perse e i danni materiali a carico del bilancio dello Stato. Oltre al sovraffollamento in crescita, c’è da registrare un calo delle presenze in servizio dei poliziotti penitenziari il cui bilancio tra chi per anzianità o per scelta va in pensione e le assunzioni che il Ministero della Giustizia e il Dap riescono a programmare ogni anno, è inevitabilmente in passivo, considerate anche le risorse economiche dedicate alle assunzioni nel Corpo di Polizia Penitenziaria che ogni Governo di ogni colore perpetua da anni. Al Dap - conclude Manna - abbiamo chiesto di fornire ai sindacati più informazioni reali e puntuali su molti dati statistici sui quali intavolare delle serie riflessioni con l’amministrazione, il Ministero e il Governo, che siano il più possibile scremate dalle opinioni di parte e dalle emergenze mediatiche dell’attualità. Serve una programmazione di lungo termine sull’intero settore penitenziario nel suo complesso, da affrontare con tutti i lavoratori coinvolti, polizia penitenziaria, Dirigenti e personale degli Uffici Centrali, con i quali disegnare il futuro del sistema penitenziario”. 

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