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Cronaca

La denuncia: "Le case per i papà separati occupate dalla malavita"

La denuncia di Adiantum che con una nota ripercorre quanto accaduto a tre appartamenti di via Scipione l'Africano pronti e arredati e destinati ai papà separati ma di fatto occupati abusivamente da esponenti della criminalità locale

"Doveva essere la 'casa dei papà separati in difficoltà economiche, abitative, relazionali' e invece è diventata la dimora della 'delinquenza, della malavita e della criminalità'": questa la denuncia della società Adiantum - Associazione di Aderenti Nazionale per la Tutela dei Minori - che attraverso una lunga nota ripercorre quanto accaduto in tre appartamenti di via Scipione l'Africano pronti e arredati e destinati ai papà separati ma di fatto occupati abusivamente da diverso tempo. "Un investimento di 200 mila euro di denaro pubblico buttato nella spazzatura. Un progetto di utilità sociale finanziato dalla Regione Lazio mai partito".

"Il progetto, che già a febbraio scorso sembrava essere vicino al taglio del nastro, a causa di questa occupazione, si è arenato - si legge nella nota -. Nei tre appartamenti i papà dovevano avere l'uso esclusivo di una camera da letto con due letti singoli, uno per ospitare periodicamente un figlio, e l'uso degli altri spazi comuni con l'altro papà occupante, l'uso degli arredi e delle utenze con la corresponsione di un contributo al Comune fino ad un massimo fissato in 200 euro.

I richiedenti, tra i requisiti, dovevano avere residenza a una data anteriore alla separazione nel Comune di Latina, avere un indicatore Isee non superiore a 16.420,00 e possedere un reddito annuo netto sufficiente a far fronte al proprio mantenimento e al versamento del contributo quale quota di rimborso per l'alloggio. Le abitazioni, ottenute grazie a una permuta con un privato e destinate con delibera di consiglio comunale ai servizi sociali, erano quasi pronte.

A coadiuvare l'iniziativa e a fornire un sussidio importante ai papà doveva essere il Centro famiglia del Comune. Il progetto doveva partire in via sperimentale nell'attesa di diventare una realtà avviata nel territorio. Il Comune aveva deciso che l'assegnatario doveva impegnarsi a seguire un percorso di accompagnamento finalizzato all'educazione alla genitorialità e al ripristino della propria autonomia. L'input dell'iniziativa partì nel lontano 2011 quando l'assessore preposto Patrizia Fanti presentò e ottenne dall'assessorato ai servizi sociali della Regione Lazio una domanda di finanziamento di 200 mila euro per alloggi temporanei e supporti ai papà separati nell'intento di abbassare il livello di vulnerabilità economica e abitativa degli stessi. Soldi che servivano per arredare i tre alloggi con annesso un piccolo giardino e per supportare il servizio che forniva assistenza legale e psicologica ai papà separati".

"A maggio arrivano i problemi e il progetto si blocca - prosegue la nota -. Due dei tre appartamenti vengono occupati, così la Polizia di Stato il 14 maggio 2015 interviene. Arrivati sul posto per una segnalazione di violazione di domicilio, gli agenti della Squadra Volante della Questura di Latina constatano la rottura di un vetro in uno degli appartamenti comunali. All'interno trovano una coppia Rom con due figlie di 2 anni e 8 mesi. L'uomo, poco più che maggiorenne, già noto alle Forze dell'Ordine per precedenti di Polizia, viene così identificato e segnalato per danneggiamento e violazione di domicilio. La compagna, appena 16enne, e in stato di gravidanza, viene affidata al fratello maggiore.

Il caso sembra risolto. Ma stranamente a distanza di quattro mesi dall'intervento gli appartamenti restano occupati nonostante i continui solleciti dei condomini alle autorità preposte. A denunciare la situazione anche il movimento 5 stelle di Latina che, attraverso un comunicato del 17 maggio sui social network, mette per iscritto nomi e cognomi degli occupatori chiedendo alle autorità il ripristino della legalità a discapito del malaffare di alcuni clan locali".

Nei giorni scorsi lo sfogo dell'ex assessore ai Servizi Sociali Patrizia Fanti che spiega come il progetto ideato da lei sia stato portato al fallimento dai suoi successori: "La vicenda relativa alla occupazione delle case dei papà separati appare a mio avviso quale la rappresentazione della incuria e della incapacità della amministrazione di perseguire un progetto evoluto e puntuale".

"E' uno scandalo - tuona Giacomo Rotoli, presiende della associazione Adiantum -; a quanto pare non basta che molti genitori separati in difficoltà, così come intere famiglie indigenti, debbano essere costretti a dormire in auto. Le autorità devono intervenire con determinazione e con tutta la forza di cui dispongono. La tutela dei più deboli viene prima dei cavilli legali. Noi diciamo di usare sempre la persuasione, ma laddove occore anche la forza. Poi saranno gli occupanti abusivi a dimostrare, eventualmente, di avere ragione".

"Siamo tra i precursori degli interventi di compensazione sociale per i più deboli - afferma Massimiliano Gobbi, delegato Adiantum per il Lazio - e sugli interventi di edilizia abitativa abbiamo sempre detto la nostra. La criminalità non guarda in faccia nessuno, ma adesso ci aspettiamo il sostegno attivo dello Stato e degli enti locali. E' necessario aumentare il livello di vigilanza sulle occupazioni abusive ed aggiornare la normativa".

L'appello al commissario Giacomo Barbato per un "servizio importante da inquadrare nell'ottica della famiglia e dei minori, che ad oggi è lontano anni luce dal realizzarsi".

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