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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Cisterna di Latina

Centrale a biomasse a Prato Cesarino, la battaglia del Comitato No Biogas

Il comitato ieri ha incontrato i cittadini di Cisterna; durante il confronto emersa la la necessità di interventi immediati atti a preservare l'incolumità pubblica e il territorio pontino, a forte vocazione agricola

Dopo l’apertura della sezione di Sermoneta, continua la battaglia del Comitato No Biogas Latina “contro la costruzione degli ecomostri nella provincia pontina”: si è tenuto ieri sera a Prato Cesarino, dove è in costruzione una centrale a Biomasse da 250 MW, un incontro con i cittadini da cui è emersa la necessità do interventi atti a preservare l’incolumità pubblica e il territorio pontino, a forte vocazione agricola.

“Ancora una volta ci troviamo di fronte alla costruzione di un impianto a Biomasse a qualche decina di metri dalle abitazioni e a poche centinaia da una scuola, una chiesa ed un centro sociale – spiegano dal comitato –. E ancora una volta devono essere i cittadini, ignari di tutto, a denunciare simili situazioni. Bisogna far partecipare i territori interessati da questi progetti e nella fase di verifica i cittadini devono essere coinvolti. Ad oggi, invece, nessuna informazione viene trasmessa ai residenti circa i progetti presentati, configurando una strategia del “fatto compiuto” che umilia le comunità locali e nega principi di trasparenza e partecipazione. Tutto questo è inammissibile”.

Come sempre diversi interrogativi sorgono spontanei, proseguono dal comitato: “il sindaco di Cisterna ha verificato se viene rispettata la direttiva Seveso III recepita in Italia con il D.Lgs. 334/99?, ha comunicato al limitrofo Comune di Latina che è in costruzione proprio al confine tra i due comuni un impianto a Biomasse? Il Sindaco di Cisterna ha richiesto il parere di compatibilità territoriale? E se si, tale parere è stato rilasciato?

Il Comitato ricorda - proseguono - che la direttiva Seveso introduce la pianificazione ed il controllo dell’urbanizzazione per garantire la compatibilità dell'attività industriale con il contesto territoriale; sottolinea ulteriormente il ruolo dell’informazione al pubblico quale strumento di prevenzione e controllo delle conseguenze, un’informazione che deve essere tempestiva, comprensibile, aggiornata e diffusa. Ed infine, sollecita una maggiore partecipazione della popolazione al processo decisionale per i nuovi insediamenti”.

“È urgente ed improrogabile – concludono – l’approvazione di un regolamento comunale, così come già avvenuto in molti Comuni Italiani, che possa allontanare questa tipologia di impianti a non meno di 5 km dai centri abitati e dalle scuole. Le amministrazioni locali devono inoltre predisporre una mappatura generale per capire quanti progetti siano già stati presentati ed in quali territori ricadranno, creando anche un coordinamento tra i vari Comuni limitrofi. In ogni Comune dovrebbe essere individuato e predisposto un unico ufficio/servizio nel quale far convogliare tutte le domande. Le stesse poi dovranno essere attentamente studiate da tecnici competenti prima di rilasciare i permessi a costruire ‘provvisori’”.

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