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Cronaca Cisterna di Latina

Omicidio di Desirée Mariottini, uno degli imputati rinviato a giudizio anche per calunnia

Youssef Salia aveva denunciato madre e familiari della 16enne di omessa vigilanza. "Se fosse rimasta a casa non le sarebbe accaduto nulla"

Oltre che di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti ad una minorenne dovrà rispondere anche di calunnia Yussef Salia, uno dei quattro stranieri accusati della morte di Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna deceduta nell’edificio abbandonato di via dei Lucani a Roma il 19 ottobre 2018.

Il ghanese ieri è stato rinviato a giudizio dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma Roberta Conforti. Il nuovo procedimento penale nei suoi confronti è stato avviato in seguito alla denuncia querela presentata dalla madre della vittima, Barbara Mariottini attraverso l’avvocato Maria Belli, in seguito alle dichiarazioni fatte e alla denuncia presentata da Youssef nell’ottobre 2019. L’uomo, spiegano i familiari di Desirée, “incolpava la mamma della vittima nonché i nonni materni sia di avere concorso nell’omicidio di Desirée sia del delitto di abbandono di persona incapace pur sapendoli innocenti. Il tutto – si legge ancora nella denuncia dei familiari – con l’aggravante del reato commesso per conseguire l’impunità per i delitti di cessione di stupefacenti, violenza sessuale di gruppo e omicidio dei quali è imputato”.

La denuncia presentata dall’avvocato Maria Antonietta Cestra, all’epoca legale del ghanese, contro i genitori della ragazza parlava di omessa vigilanza sulla giovane e sosteneva che se quel giorno la 16enne si fosse trovata a casa con i genitori non le sarebbe accaduto nulla. Poi l'imputato aveva chiesto scusa promettendo di ritirare la denuncia. Ieri però il gip ha rinviato a giudizio Youssef e accettato la costituzione di parte civile della madre di Desirée.

L’ultima udienza del processo a carico Alinno Chima, Mamadou Gara, Brian Minthe e dello stesso Salia davanti alla terza Corte di assise di Roma è stata fissata per il 19 giugno prossimo: per quella data è attesa la sentenza  nei confronti dei quattro imputati per i quali i pubblici ministeri Maria Monteleone e Stefano Pizza hanno chiesto la condanna all’ergastolo.

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