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Cronaca

Bufera dopo la sentenza, presidente Cusani risponde alla magistratura

Ieri l'intervento dell'associazione nazionale magistrati sottosezione di Latina in seguito alle dichiarazioni del capo di via Costa che oggi fornisce la spiegazione alle sue parole

Si torna a parlare della sentenza di lunedì con cui è stato condannato a due anni di reclusione il presidente della Provincia di Latina Armando Cusani e soprattutto delle sue dichiarazioni in seguito al pronunciamento.

Nella giornata di oggi è intervenuto anche il procuratore della Repubblica di Latina Andrea De Gasperis – il quale ha espresso il suo giudizio anche in merito ai gravi fatti accaduti sempre lunedì scorso durante il processo per gli spari a Zof e la fuitina quando una serie di minacce erano state indirizzate dai presenti in aula al pubblico ministero Marco Giancristofaro e alla sua famiglia; ultimo di una escalation di episodi che hanno creato a Latina un clima inaccettabile -. De Gasperis si è detto perfettamente d’accordo con l’Anm, associazione nazionale magistrati, sottosezione di Latina che ieri con una nota aveva definito inammissibili le parole di Cusani dopo la sentenza giudicata dallo stesso presidente della Provincia una “sentenza politica”.

E a meno di ore da quella nota Armando Cusani ha deciso di rispondere cercando di spiegare le motivazioni delle sue parole.

Nelle mie parole nessun “inammissibile attacco personale ad uno dei componenti del collegio”, né forme di delegittimazione della magistratura, ben lontane, per contenuti e continenza espressiva, dalle “minacce ed intimazioni rivolte in udienza al Dott. Giancristofaro” alle quali strumentalmente sono state associate dal Dott. Tuccillo e dal Dott. De Robbio in nome della ANM sottosezione di Latina, nel comunicato firmato ed inviato alla stampa, e dalle dichiarazioni rese da quest’ultimo, in una intervista televisiva, in ordine alle quali, per primo, come istituzione della Provincia, sono a rassegnare ogni più ampia condanna, unita alla mia piena solidarietà e vicinanza, ma con le quali non posso e non devo essere confuso o pretestuosamente assimilato.
Non sfugge quanto le mie parole siano unicamente frutto di un diritto di critica del provvedimento giudiziario e del comportamento dei magistrati, costituzionalmente riconosciuto nel modo più ampio possibile, non solo perchè la critica può essere tanto più penetrante, quanto più alta è la posizione dell'homo publicus oggetto di censura e più incisivi sono i provvedimenti che può adottare, ma anche perchè la critica è l'unico reale ed efficace strumento di controllo democratico dell'esercizio di una rilevante attività istituzionale che viene esercitata –è bene ricordarlo- in nome del popolo italiano da persone che, a garanzia della fondamentale libertà della decisione, godono giustamente di ampia autonomia ed indipendenza, ma che non sono al di sopra della legge e la loro attività esente da qualsivoglia giudizio.
Ho manifestato il mio dissenso al pari di ogni cittadino, ritenendo ingiusto, sotto diversi profili, il provvedimento reso nei miei riguardi, che farò valere in sede di gravame all’esito della pubblicazione delle motivazioni. Ho manifestato il mio pensiero, così come mi viene riconosciuto, esprimendo “personali” dubbi circa la serenità e terzietà del Collegio nei riguardi di “un” processo, celebrato prim’ancora dalla stampa, scandito da quest’ultima, e poi dall’aula giudiziaria, nei termini in cui è facoltà, garantitami proceduralmente dall’istituto della ricusazione, che pure non ho inteso esercitare, confidando in quello stesso Collegio.
Sorprende dunque la reazione “abnorme” della ANM di Latina, un sindacato di categoria, che si mobilità pubblicamente per censurare “ingiustamente” l’esercizio legittimo della mia libertà di pensiero.
Il dolersene, forse, mostra poca serenità e trasparenza in chi si è ritenuto offeso dalle mie parole, che avevano l’intento unico di contestualizzare una vicenda personale che ha, in ragione della rivestita carica pubblica, ripercussioni alle quali non posso, né voglio sottrarmi.
Quale amministratore ho un altro “giudice” a cui sono tenuto a rispondere, con il quale devo confrontarmi ed al quale ho rimesso il mio convincimento su una vicenda personale.
Rammarica, dunque, la presa di posizione degli esponenti del ANM, verso le mie parole, tanto lontane da un attacco generalizzato alla magistratura ad indebolirne il ruolo o la funzione, come lamentato, una magistratura -quella che mi ha giudicato- che non ho inteso in alcun modo delegittimare, che svolge la propria funzione con abnegazione, ma che non è esente da errori, da critiche o da giudizi da parte di quel popolo in nome del quale amministra un potere pubblico tanto importante
”.

LA FIDUCIA DELLA GIUNTA AL PRESIDENTE CUSANI

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