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Cronaca

Violenza sessuale: al Goretti consegnato un kit per raccogliere le prove e tutelare le donne

La cerimonia alla presenza della direttrice generale della Asl Silvia Cavalli e della presidente del Centro donna Lilith Francesca Innocenti

In occasione della Giornata dedicata alla violenza sulle donne che si è celebrata il 25 novembre, è stata organizzata la donazione del "Kit me too" da parte dell'associazione Centro Donna Lilith alla Asl di Latina. Si tratta appunto di un kit completo attraverso il quale è possibile, per gli operatori sanitari soprattutto di pronto soccorso, raccogliere prove di violenza sessuale subita dalle pazienti che si rivolgono all'ospedale. Nella giornata di oggi dunque, 28 novembre, la presidente del Centro Lilith Francesca Innocenti ha mostrato il contenuto del kit, composto di varie buste, incontrando la direttrice generale Silvia Cavalli e i rappresentanti delle strutture di emergenza dell'azienda. Alla cerimonia di consegna hanno partecipato anche il direttore sanitario Sergio Parrocchia, la dottoressa Rita Dal Piaz - direttrice della Uoc Pronto soccorso e Obi Dea II, la dottoressa Marianna Totani - psicoloca e neuropsichiatra infantile in servizio a Terracina. 

"All'interno di un modello di prevenzione della violenza contro le donne che coinvolge associazioni e forze dell'ordine attraverso specifici protocolli, assume un ruolo anche la Asl - ha spiegato la direttrice generale Cavalli -  Ci sono già consultori e distretti ma c'è soprattutto un posto sempre aperto: il pronto soccorso, all'interno del quale abbiamo attivato percorsi dedicati. Spesso una donna vittima di violenza non lo dice, racconta altro quando arriva in ospedale e allora spetta a noi capirlo. Al Goretti esiste già ad esempio la stanza del codice rosa, arrivata intanto in questi giorni anche negli ospedali di Terracina e Fondi e a breve anche a Formia. Qui una donna deve sentirsi protetta, assistita in modo adeguato, deve poter staccarsi dalla sua realtà e affidarsi. Ha poi tutto il tempo di decidere se denunciare, ma il pronto soccorso è senz'altro un momento importante, in cui è possibile intercettare il problema. Con i nuovi kit consegnati simbolicamente oggi è possibile, per le vittime di violenza sessuale anche in ambito familiare, raccogliere immediatamente le prove e conservarle. Questi strumenti infatti consentono di fare i rilevamenti in modo corretto per riuscire ad acquisire i reperti da utilizzare poi come prove valide nei passi successivi che la giustizia dovrà compiere dopo la denuncia".

"L'istituzione della stanza del codice rosa in pronto soccorso - spiega anche la dottoressa Dal Piaz- consente alle donne che arrivano in pronto soccorso di non sentirsi ospedalizzate. Qui abbiamo avuto anche casi in cui le donne sono scappate insieme ai figli e ci siamo trovati immediatamente nella condizione di attivare tutta la rete di protezione offerta anche dal Centro donna. Abbiamo ora riiadattato un protocollo di gestione che comprende anche la raccolta delle prove di violenza sessuale che devono avere una valenza medico legale. Con questo kit è possibile di fatto rilevare il Dna del sospett. Era un tassello importantissimo. Senza questo strumento molte denunce sono cadute nel vuoto. Ogni prova potrà invece essere raccolta, controfirmata, sigillata". Gli operatori del pronto soccorso, nel momento della presa in carico della paziente che ha subito qualsiasi tipo di violenza, può, attraverso un sistema di gestione dei dati, individuare subito quanti accessi al pronto soccorso ha avuto quella stessa paziente, così da riuscire a individuare un campanello d'allarme. 

"Dallo scorso anno - aggiunge la presidente di Lilith Francesca Innocenti - abbiamo avviato contatti con la Asl per migliorare il nostro lavoro di sostegno alle donne. Con la sala del codice rosa il percorso di protezione è stato agevolato, purtroppo noi ne siamo grandi frequentatori, abbiamo trascorso qui intere notti ad ascoltare le donne. Ma il problema più grande per le vittime è la paura di non essere credute, soprattutto quando si denunciano casi di abusi sessuali del proprio partner. Il kit allora diventa inattaccabile quando si avvia un processo penale. A quel punto la donna non può essere smentita".  

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