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Cronaca

Coronavirus, il bilancio di Casati: "Latina tra le 10 province con tasso di mortalità più basso"

Il punto della situazione sui contagi del territorio dall'inizio della pandemia. Nel capoluogo 102 guariti su 116 pazienti

Il punto della situazione sul coronavirus in provincia, dai primi casi dello scorso marzo al lockdown, passando per la trasformazione del Goretti in ospedale Covid, la zona rossa di Fondi, i pazienti in terapia intensiva. Ma ora la situazione è diventata stabile, da sei giorni, come conferma anche il bollettino Asl di Latina, non si registrano infatti tamponi positivi. Il direttore generale della Asl Giorgio Casati, insieme al sindaco di Latina Damiano Coletta, traccia un bilancio di quanto è stato fatto, delle difficoltà attraversate e dei risultati raggiunti. Il dato di partenza è quello dei 552 casi totali trattati da inizio emergenza e quello della città di Latina, che su 116 pazienti positivi conta oggi 102 guariti.

"A marzo i primi casi e la prima ondata più drammatica - racconta Casati - Arrivavano in pronto soccorso già con un quadro clinico avanzato o compromesso ed erano persone che finivano o in terapia intensiva o in ventilazione. I primi ricoverati arrivavano prevalentemente dal comune di Fondi, dove poi si sono adottate misure più restrittive. Quello fu senz’altro il momento più difficile, in cui pensavamo di essere dentro a un’epidemia paragonabile a quella del Nord". La svolta, precisa ancora il direttore generale della Asl pontina, sono state proprio le prime riunioni in prefettura con le forze dell'ordine e i sindaci, che hanno contibuito in modo decisivo a risalire ai link epidemiologici e a identificare tutte le persone che potevano essere rimaste coinvolte. In questo contesto è calzante il paragone di Casati con la provincia di Cuneo: stessa popolazione del territorio pontino ma 2500 casi positivi. "Lì hanno messo in isolamento 6500 persone - spiega - Noi in isolamento abbiamo messo 13mila persone, questo dà la misura di quanto è stato attento e puntuale dell’azienda sanitaria per contenere la diffusione del covid. Questa battaglia si vince sul territorio"

"Altra strada sperimentata con successo - continua - è stata quella della telemedicina con cui sono state seguite 228 persone e circa 26 sono state salvate perché le loro condizioni peggioravano ed è stato possibile rilevare il cambio di condizioni di salute e portate in ospedale evitando la terapia intensiva. Oggi siamo tra le 10 province con tasso di mortalità più basso".

"In questo momento  - prosegue Casati - non abbiamo situazioni di criticità. Sei giorni senza positivi, ma  giàdomani ne avremo perché ho già la notifica di un tampone positivo. Quasi tutti i comuni sono usciti dalla situazione di allarme, Latina inclusa che ora ha un paio di casi con link ben definito e senza problemi epidemici. Ma attenzione - avverte il direttore Asl - ne basta uno. Non è vero che il virus è meno aggressivo, semplicemente le misure adottate hanno consentito di abbassare la diffusione. Questo è aspetto positivo, ma il virus non ha circolato molto a Latina e nel Lazio. Dall'indagine di sieroprevalenteza emerge che non arriviamo all’1% e non essendo circolato il virus, se arriva un caso attecchisce. Basta considerare che ad esempio a  Bergamo, tra la popolazione ospedaliera, il 30% delle persone è risultato positivo agli anticorpi e nelle nella popolazione si raggiunge il 57%". Finora sono stati sottoposti a indagine sierologica medici e infermieri del territori, forze dell'ordine, farmacisti, medici di medicina generale. Riscontrate 7 sieropositività in Procura, dove si era registrato uno dei primi cluster del capoluogo ora probabilmente in fase di remissione.

Il direttore generale, sollecitato dal sindaco, si è poi soffermato sulla necessità delle vaccinazioni e poi sulla riorganizzazione dell'ospedale Goretti: "La terapia intensiva è da tempo libera da covid e riconvertita ad attività ordinaria - spiega Casati - L'ultimo paziente medicina d’urgenza dimesso. I pazienti restano in Malattie infettive e in area Covid, ma piano piano li dimetteremo o trasferiremo in modo che l’ospedale possa tornare alla normalità, ovviamente con alcune peculiarità: una legata al pronto soccorso, dove arriva ancora chiunque. Qui saranno mantenuti percorsi di accesso differenziati. E poi c'è il problema dei pazienti “grigi”, che clinicamente hanno i sintomi e le caratteristiche ma che risultano negativi dai tamponi. Poiché esiste una percentuale di falsi negativi è necessario gestirli come covid, riservando aree di non contatto con altri. Questo riduce in parte la nostra capacità di offerta"

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