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Cronaca

Coronavirus, truffa con le mascherine alla Regione Lazio: sequestrati 14 milioni di euro

Il provvedimento eseguito nei confronti di 7 persone fisiche e 2 società; sono 8 le persone indagate. L’operazione della Guardia di Finanza

Un sequestro da 14 milioni nei confronti di 7 persone fisiche e 2 società e 8 persone indagate: ha portato a questi risultati l’inchiesta sulla truffa con le mascherine Covid alla Regione Lazio. Il decreto emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale capitolino è stato eseguito dalla Guardia di Finanza; i reati ipotizzati sono quelli di truffa aggravata (in quanto commessa in danno di un ente pubblico), frode nelle pubbliche forniture (aggravata dal fatto di trattarsi di cose destinate ad ovviare a un comune pericolo), riciclaggio e autoriciclaggio. 

Il provvedimento è stato emesso al termine delle indagini. coordinate dalla Procura di Roma, che sono state svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria con riferimento alla fornitura di 9,5 milioni di mascherine triplo strato e mascherine FFP2/FFP3, affidata a una società capitolina dall’Agenzia Regionale della Protezione Civile Lazio, nel marzo 2020, durante le prime fasi dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Indagini che sono state avviate in seguito alla denuncia-querela presentata nell'aprile 2020, in piena pandemia covid, dall'allora consigliera regionale Chiara Colosimo

Secondo l’ipotesi d’accusa, spiega dalla Guardia di Finanza, “la società affidataria, ottenuto in via anticipata dalla Regione Lazio il pagamento di un acconto di oltre 14,6 milioni di euro (su un valore complessivo della fornitura di 35,8 milioni di euro), pur avendo assicurato la pronta disponibilità della merce, ne consegnava al committente solo una minima parte e solo dopo numerose sollecitazioni, costringendo l’Ente ad annullare in autotutela i contratti stipulati”. 

Sempre secondo l’ipotesi d’accusa, successivamente, “i responsabili della società presentavano certificazioni tecniche non genuine e polizze fidejussorie rilasciate da società non abilitata, in modo da indurre nuovamente in errore l’Agenzia Regionale la quale disponeva la novazione dei contratti”. 

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