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Cronaca

Al via i saldi invernali, la crisi bloccherà gli acquisti folli?

Preoccupazione per le svendite che partiranno il 5 gennaio. Il timore è che il clima di austerity possa paralizzare le compere. Ottimista Confcommercio al vigilia dei ribassi

Quello appena trascorso è stato un Natale di austerity, e la più grande preoccupazione è che questo clima di rigidità economica, che ha invaso tutto il paese, possa ripercuotersi anche per quello che da sempre è uno dei momenti più attesi dell’anno, l’inizio dei saldi invernali.

Si pensava che anticipare di un giorno la data d’inizio, dopo le polemiche dello scorso anno, potesse in qualche modo smorzare le preoccupazioni tanto dei commercianti quanto degli acquirenti. Ma alla vigilia dei saldi – che quest’anno partiranno proprio il 5 gennaio con un giorno prima rispetto al tradizionale via dato con l’arrivo dell’epifania – sembra non aver placato gli animi.

Un antipasto è stato fornito proprio dalle festività natalizie che hanno visto gli acquirenti risparmiare nelle spese e, ancora oggi, nonostante alcune promozioni siano state attivate già dai negozi la gente sembra non voler spendere. Le vetrine sono sempre più colorate e accattivanti, ma gli esercizi commerciali sono ancora vuoti.

Ottimista la Confcommercio che non teme la ripercussione negativa sugli acquisti durante il periodo dei saldi. Secondo un indagine condotta con la Format Ricerche circa almeno il 70% degli acquirenti non rinunceranno alle spese; capi d’abbigliamento e calzature rimangono i principali prodotti nelle mire dei consumatori che spenderanno intorno ai 200 euro.

Le persone quindi non rinunceranno alle folli spese grazie alle vendite? Questo potremmo vederlo solo a partire da domani.

Intanto torna d’attualità anche il problema della liberalizzazione dei negozi entrato in vigore nella giornata di martedì, e secondo cui viene lasciata piena autonomia ai negozianti in merito agli orari e giorni di chiusura. Oltre al Piemonte e alla Toscana anche la Regione Lazio sta prendendo in seria considerazione la possibilità di impugnare il provvedimento e avviare un ricorso alla Corte dei Conti.

Il motivo? Secondo la governatrice del Lazio si tratta di “un'invasione di campo da parte del governo” in una materia che invece dovrebbe essere proprio delegata alle autonomie regionali.

"Stiamo sentendo anche gli altri operatori. Nei prossimi giorni sentirò anche i presidenti delle altre Regioni. Alcuni di loro hanno già deciso di impugnare il provvedimento, noi stiamo valutando come comportarci”.

Per ora si attendono i risvolti dei prossimi giorni.
 

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